Claudio Pinti era atteso oggi in tribunale dove si è tenuta l’udienza con il giudizio abbreviato, ma l’autotrasportatore di Montecarotto non si è presentato in aula perché è grave. L’imputato non ha preso parte alla seduta a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute: dopo aver lasciato il carcere di Rebibbia, si trova ricoverato in una sezione di “medicina protetta” dell’ospedale di Viterbo. E infatti è stata letta anche la relazione del nosocomio “Lazzari Spallanzani” in cui si dice che l’uomo non può essere trasportato. Il suo avvocato ha spiegato che è affetto da una patologia tumorale ed è molto deperito, infatti ha perso una decina di chili. Era attesa oggi la sentenza, ma Claudio Pinti è stato rinviato a giudizio. Così si è espresso il gup Paola Moscaroli nei confronti dell’untore di Hiv nel corso dell’udienza nel processo con rito abbreviato che si è svolta questa mattina le Tribunale di Ancona. Intanto la procura ha chiesto una condanna a 18 anni di carcere per il 35enne, accusato di lesioni gravissime e omicidio volontario perché avrebbe consapevolmente contagiato l’allora compagna, poi morta per una patologia tumorale connessa al virus, e di avere trasmesso l’Hiv ad una 40enne con cui aveva una relazione.
CLAUDIO PINTI, UNTORE HIV RINVIATO A GIUDIZIO
Il pm ha chiesto per la precisione 24 anni, più tre per lesioni continuate, ma tramite il rito abbreviato Claudio Pinti, che è difeso dagli avvocati Andrea Tassi e Alessandra Tatò, può beneficiare della riduzione di un terzo della pena, quindi si arriva a 18 anni. La prossima udienza si terrà il 7 febbraio. La richiesta dei pm Irene Bilotta e Marco Pucilli è avvenuta durante l’udienza a porte chiuse del processo con rito abbreviato davanti al gup del Tribunale di Ancona Paola Moscaroli. A chiedere il rito alternativo, durante l’udienza preliminare, sono stati i suoi legali. Proprio dopo l’udienza di dicembre, nella quale sono state formulate anche le richieste di maxi risarcimento per oltre 7 milioni di euro, le sue condizioni sono peggiorate. In quell’occasione per la prima volta dall’inizio dell’indagine, l’imputato, che era detenuto nel carcere romano di Rebibbia, e l’ex fidanzata, si sono ritrovati faccia a faccia in aula. La Polizia di Stato diffuse la foto di Claudio Pinti per esigenze investigative e per il rilevante interesse pubblico che potrebbe riguardare eventuali altre vittime di reato.