Perché mettere una bomba davanti ad una pizzeria? Che mai vorrà significare?
L’attentato alla storica pizzeria di Gino Sorbillo – una tra le 5 più importanti di Napoli – fa emergere queste semplici domande, a cui non è altrettanto semplice rispondere.
In piena notte l’esplosione ha divelto la serranda di ferro e ha praticamente distrutto l’interno del locale, ricoprendo ogni cosa con una densa coltre di polvere nera.
Gino Sorbillo è un imprenditore perbene ed è molto stimato in città, perché facendo leva sulla sua professionalità di maestro pizzaiolo è stato capace nel tempo di sviluppare l’impresa di famiglia, fondata dal nonno nel 1935, trasformandola in una chiave più contemporanea e dal respiro nazionale e nazionale (tre le aperture su Milano, nel 2017 lo sbarco a New York), complici anche l’uso accorto del mezzo televisivo e l’apertura dell’Accademia della Pizza.
Gino Sorbillo ha anche un notevole seguito sui social network, perché non ha mai abbandonato l’impegno civile da ambientalista e da leale sostenitore di tutte le battaglie a favore della città per cui si è speso sin da ragazzo. Di recente aveva preso una posizione molto netta a favore di Kulibaly, il difensore di colore del Napoli insultato a San Siro. E aveva ricevuto in cambio attacchi e minacce via web.
Ma la matrice dell’attentato è più probabilmente da ricercare nella diffusione incontrastata di una pericolosa e violenta microcriminalità che ormai domina da qualche tempo la città.
Non stiamo parlando di azioni organizzate in grande stile da vere e proprie bande camorristiche in lotta per spartirsi i quartieri della città, quelle per intenderci ritratte in Gomorra, quanto piuttosto di gang di ragazzi dediti ad una pratica violenta quotidiana, tesa ad intimidire chiunque manifesti l’intenzione di rifiutarne il continuo tentativo di prevaricazione. Stiamo parlando di una microcriminalità fatta anche di parcheggiatori abusivi che estorcono con minacce più o meno velate il pagamento della sosta, di piccoli delinquenti di quartiere che praticano il racket ai danni dei commercianti, di ragazzini spacciatori di droga che operano indisturbati. In città si respira un clima pesante fatto di continue prepotenze anche da parte di chi calpesta ogni giorno i diritti degli altri, ad esempio lasciando i propri cani aggredire i passanti in villa o facendo schiamazzi la notte nelle strade della movida senza rispetto alcuno dei residenti. E così via.
Quello che però preoccupa – e che non si ha il coraggio di denunciare con la necessaria chiarezza – è che la maggioranza dei napoletani non ritiene questa una questione grave e su cui dare battaglia.
Ne sa qualcosa il consigliere verde Francesco Borrelli – tra l’altro grande amico di Sorbillo – che per aver denunciato la pratica diffusa dei parcheggiatori abusivi e le formiche nei reparti del Don Bosco è considerato in città un rompiscatole di cui fare volentieri a meno.
Per capire lo stato d’animo della città basta far riferimento ai dati delle denunce, che sono irrisori. Sono in netta maggioranza le persone che non perdono tempo a denunciare microcrimini e soprusi. Le poche che si decidono si ritrovano poi nella posizione paradossale di dover resistere a neanche tanto velati inviti a desistere.
Per questo motivo Gino Sorbillo – sembra strano – chiede oggi scusa alla Napoli “buona”. Perché sa che, pur non avendone alcuna responsabilità personale, quello che gli è successo stanotte rafforzerà quel sentimento così diffuso che ritiene inevitabile che capitino certe cose a chi si oppone all’andazzo generale.
Così la bomba alla pizzeria di Sorbillo rivela l’esistenza di uno scontro assai aspro in atto in città: da un lato il fronte di chi ritiene che tutto sommato non bisogna esagerare con le regole, che poi alla fin fine un parcheggiatore abusivo è anche utile. Un fronte che si alimenta di una bislacca idea di giustizia secondo cui è lecito che ognuno faccia ciò che vuole, un approccio ben rappresentato dall’attuale sindaco de Magistris.
Dall’altra parte un’esigua minoranza che compone il fronte di coloro i quali non si rassegnano perché profondamente convinti che la città potrà un giorno riprendersi solo se torneranno a prevalere le regole e il rispetto.
Ora, pensate a tutto questo la prossima volta che ordinerete una pizza e una birra. E mi raccomando scegliete con attenzione anche la pizzeria.