Uno stupro di gruppo dopo la cena aziendale è stato denunciato da una 50enne di Treviso. L’aveva organizzata a casa sua con i suoi soci per risolvere alcune questioni economiche per le quali erano sorte tensioni sul lavoro. Voleva risolvere dunque i problemi dell’attività e rilanciarla, ma quella serata si è trasformata in un incubo per la donna che ha denunciato ai carabinieri di essere stata violentata dai soci. «Mi hanno fatto bere e poi mi hanno violentato – ha raccontato – Non ricordo tutto, ma so che quei rapporti non erano consenzienti». Come riportato dal Corriere della Sera, la 50enne ha riferito che i soci non hanno avuto pietà di lei: l’hanno violentata «per punirmi perché stavo creando problemi sul lavoro con le mie rivendicazioni». Su questa vicenda dovranno fare luce gli inquirenti. I quattro uomini accusati, che hanno tra i 46 e i 50 anni d’età, hanno spiegato ai loro avvocati: «Si è inventata tutto, non l’abbiamo mai toccata. Lo fa solo per farci pressione sulle questioni di lavoro e indurci a fare come vuole lei».
STUPRO DOPO CENA AZIENDALE, LA REPLICA: “TUTTO FALSO”
La vicenda risale all’ottobre scorso. Da settimane tra la donna e i suoi soci c’erano delle tensioni. Problemi di lavoro e di denaro. La 50enne avrebbe voluto risolvere la questione in modo non gradito agli altri soci. Quindi avrebbe pensato di rasserenare il clima con una cena a casa sua. Voleva affrontare i problemi con i soci puntando su un’atmosfera più tranquilla. Ma durante la serata i soci l’avrebbero fatta bere facendola ubriacare. Come riportato dal Corriere della Sera, avrebbe denunciato di essere stata stordita al punto da non poter opporsi ai suoi violentati. Il mattino seguente avrebbe ricordato frammenti dello stupro subito. «Non ricordo molto di quella sera, perché mi hanno fatto bere tanto, ma sono certa che quei rapporti non erano consenzienti», avrebbe raccontato ai carabinieri quando ha sporto denuncia. Pochi giorni dopo ha informato i soci che li aveva denunciati. I quattro sono corsi dall’avvocato e stanno studiando la strategia difensiva, partendo da un presupposto: «Non c’è stato alcuno stupro di gruppo, alcuna violenza. Nessun rapporto sessuale. Sono solo bugie». Loro parlano di una cena, qualche bicchiere di vino e le chiacchiere per provare a trovare un accordo. Poi i saluti e ognuno a casa propria. Sono dunque convinti che la donna si sia inventata tutta per spingerli a fare retromarcia sulle loro pretese. Agli inquirenti il compito di chiarire questa vicenda.