Giuseppe Piccolomo, noto a tutti come il killer delle mani mozzate, è stato condannato oggi all’ergastolo per l’omicidio della prima moglie, Marisa Maldera, uccisa nel 2003. Quella odierna rappresenta la seconda condanna all’ergastolo a carico dell’uomo, già destinatario del “fine pena mai” con l’accusa di aver ucciso nel 2009 una pensionata in provincia di Varese, mozzandole anche le mani. Da qui l’appellativo di killer delle mani mozzate. Ad esprimersi oggi sul delitto della moglie, trovata carbonizzata nell’auto guidata dall’imputato, è stata la Corte di Assise di Varese. Come rammenta Fanpage.it, Piccolomo sarebbe uscito con la moglie, sedandola per poi dare fuoco al corpo, in auto, mentre era ancora viva. Un delitto che, secondo l’accusa, sarebbe scaturito dal tentativo dell’uomo di incassare la polizza sulla vita stipulata dalla moglie e sposare così la giovane che lavorava nel suo ristorante, sua amante all’epoca dei fatti e attuale moglie. Per anni Piccolomo si è difeso portando avanti la tesi dell’incidente e ipotizzando la presenza di una tanica di benzina in auto e una distrazione da parte della moglie mentre fumava una sigaretta. Una tesi mai accettata neppure dalla figlia Tina che oggi ha commentato con soddisfazione la nuova condanna all’ergastolo a carico del padre: “Finalmente nostra madre ha avuto giustizia, da anni sosteniamo che fu lui ad ammazzarla”, le sue prime parole.
SECONDO ERGASTOLO A GIUSEPPE PICCOLOMO: IL PRIMO NEL 2011
Giuseppe Piccolomo era già stato condannato alla pena dell’ergastolo nel 2011 con l’accusa di aver ucciso un’altra donna, il 5 novembre del 2009. Si trattava di Carla Molinari, pensionata di Cocquio Trevisago (Varese). La vittima, una tipografa in pensione, fu raggiunta da 23 coltellate con una delle quali Piccolomo le tagliò la gola in modo così violento da decapitarla, mozzandole poi anche le mani. Alla base di quel cruento omicidio, un movente economico (sebbene non sia mai stata fatta totale luce sulla reale ragione di tanta violenza). Ad incastrare l’uomo sarebbe stato il ritrovamento del sangue dell’anziana su uno dei pugnali di sua proprietà. Quel delitto, per la sua efferatezza, lasciò sotto choc l’intera comunità del Varesotto. Oggi, la giustizia ha contribuito a fare luce su un altro delitto commesso da Piccolomo, quello della prima moglie Marisa Maldera. La figlia Tina, come spiega Repubblica, ha colto l’occasione per ringraziare la procura generale per aver riaperto il caso sulla morte della madre. La difesa di Piccolomo, di contro, ha già annunciato il ricorso in Appello.