La morte di Mattia Mingarelli, il giovane comasco ritrovato senza vita il 24 dicembre scorso nel comune di Chiesa in Valmalenco, in provincia di Sondrio. Dall’autopsia sono emersi diversi traumi alla testa ma la vera chiave potrebbe essere rappresentata dal suo smartphone, rinvenuto dal gestore del rifugio dove il ragazzo era in vacanza insieme al suo cane. L’uomo, tra l’altro, è anche l’ultima persona ad aver visto Mattia. Il caso sarà affrontato in apertura di nuova puntata dalla trasmissione Quarto Grado, in onda questa sera su Rete 4. gDi Mattia Mingarelli si erano perse le tracce misteriosamente lo scorso 7 dicembre, prima di essere rinvenuto cadavere alcune settimane dopo. Poco prima della sua sparizione, la sorella Elisa lo ha descritto “sereno e sorridente come sempre”. La donna ha raccontato al Corriere.it l’ultima volta che ha visto il fratello, giovane agente di commercio comasco. Nonostante il suo corpo sia stato trovato, il giallo attorno alla sua morte resta senza risposte. Le fratture al cranio emerse dall’autopsia sembrano essere compatibili con una caduta nel tratto scosceso a ridosso delle piste da sci. Non tornano però molte cose, a partire dal motivo per il quale Mattia si trovava in questo bosco, a tarda sera, senza cellulare ma soprattutto senza il suo inseparabile cane Dante. Il guinzaglio dell’animale è stato rinvenuto nei giorni scorsi tra la neve, poco distante dalla casa che il suo padrone aveva preso in affitto e dal rifugio, i quali risultano ora sotto sequestro. Gli esiti degli esami tossicologici e dei reperti analizzati dai Ris potrebbero restituire importanti risposte attese con ansia dall’intera famiglia Mingarelli.
MATTIA MINGARELLI, IL PROGETTO DELLA SORELLA
La sorella di Mattia Mingarelli non ha intenzione di avanzare alcuna ipotesi rispetto alla fine drammatica del giovane. “Siamo fiduciosi nell’opera degli inquirenti. Certamente chiediamo che venga data una spiegazione ai tanti dubbi e alle tante ombre che avvolgono la morte di mio fratello”, si è limitata a commentare, intervistata da Corriere.it. Ora la donna insieme alla famiglia ha intenzione di realizzare una onlus in suo nome, “La vigna di Matteo”, per dare vita ad un sogno che il giovane custodiva da tempo. “Voleva produrre delle grandi bollicine. Lo faremo noi per lui, senza scopro di lucro, e lo spumante che nascerà porterà il suo nome”, ha dichiarato la sorella. Certamente la donna si lascia alle spalle una morte assurda che merita ancora tutte le risposte possibili. La Procura di Sondrio, intanto, prosegue nel suo incessante lavoro tenendo aperte tutte le possibili piste, dall’incidente all’omicidio. Al vaglio degli inquirenti restano gli ultimi spostamenti di Mattia Mingarelli anche se la ricostruzione effettuata finora sembra contenere un buco nero di almeno un paio di ore anche per via delle lacune emerse dal racconto di Giorgio Del Zoppio, il titolare del Rifugio Ai Barchi, l’ultimo ad aver visto il trentenne in vita.