Si è innamorato della donna che avrebbe dovuto inquisire e il magistrato Vincenzo Ferrigno, già sostituto procuratore a Firenze prima di essere trasferito a Spoleto, come effetto della sua condotta, è stato destinatario di una richiesta a due anni di condanna con l’accusa di abuso d’ufficio. Il motivo? Aver chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per il marito della sua nuova amante. Una storia a dir poco complessa che prende il via nel 2015 quando, come riportato da La Stampa, una 40enne denuncia il coniuge (medico) sostenendo di essere stata minacciata di morte dopo una lite. Ferrigno, a cui viene assegnato il fascicolo, inizialmente archivia il caso ritenendo che non vi siano elementi per sostenere l’accusa. Quando però il chirurgo contro-querela la compagna e Ferrigno propone in due occasioni l’archiviazione, il giudice respinge la sua richiesta e ordina nuovi accertamenti sulla donna. È in quel periodo, quando Ferrigno è chiamato a conoscere la donna nell’ambito di un procedimento penale in cui lui funge da pubblica accusa, che scocca la scintilla. Il pm cambia opinione, si convince delle ragioni della sua nuova amante e il marito chirurgo, inizialmente ritenuto innocente, diviene oggetto di una richiesta, approvata dal giudice, di arresti domiciliari.
GIUDICE MANDA AI DOMICILIARI MARITO DELL’AMANTE
Oggi il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, collega di quel Vincenzo Ferrigno che ha chiesto e ottenuto gli arresti domiciliari per l’ormai ex marito dell’amante, ha appunto formulato una richiesta di condanna a 2 anni nel processo che vede imputato quel magistrato che, come minimo, avrebbe dovuto chiamarsi fuori da un caso in cui era secondo l’accusa troppo coinvolto per pensare di esprimere un giudizio imparziale. Intanto il “povero” marito che, come riportato da La Stampa, ad un certo punto ha finito per sentirsi “più perseguitato che perseguito“nelle fasi più incandescenti della disputa con l’ex moglie aveva assoldato anche un investigatore privato. Dai pedinamenti emerse questo scenario:”Le sequenze registrate dal mio consulente provano che il suo amante era il magistrato da cui ero inquisito. Un pm che per due volte aveva chiesto il mio proscioglimento, evidentemente prima di avere la relazione con la mia ex, ritenendo che non vi fossero elementi utili per un processo. E che poi aveva all’improvviso cambiato idea. Sulle prime avevo avuto paura a denunciare tutto“.