È stato detto e scritto tantissime volte. Gli sfollati, a due anni dal terremoto del 18 gennaio 2017, sono ancora tanti, migliaia. Lontani dalle loro abitazioni, con una speranza ormai quasi sopita di poter tornare un giorno a rivivere nei loro paesi, in quelle case che li hanno visti crescere, accanto a quegli amici con cui hanno condiviso ore liete, confidenze e timori. Il terremoto ha distrutto le case, la burocrazia ha distrutto la pazienza. Nulla si muove, le pratiche di ricostruzione sono ferme al palo, le colpe sono tante.



La maggiore, forse, è la mancanza di personale negli uffici che sono preposti alla ricostruzione. Colpa di un governo che non ha saputo seguire quelle linee guida, tanto criticate, che Berlusconi aveva messo in campo nel 2009 dopo il terremoto dell’Aquila. Avevano accusato Bertolaso di essere un uomo solo al comando. Ma Bertolaso ha preso decisioni, avrà fatto anche errori, ma ha messo in piedi una macchina della Protezione civile che ha puntato alla ricostruzione. Adesso invece il nulla, tutto fermo, con la disperazione della gente, che si può percepire anche solo guardandola negli occhi. Si fanno incontri tra presidenti di Regione e Governo, si cercano soluzioni, ma non c’è una proposta concreta.



In Abruzzo, tra poche settimane, si sceglierà il nuovo presidente. Sarà colui che verrà eletto a dover mettere mano a situazioni che in questi anni sembrano essere state trascurate troppo, in maniera esagerata. In campo ci sono l’ex vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, per il centrosinistra, Sara Marcozzi per il Movimento 5 Stelle, Marco Marsilio alla guida della coalizione di centro-destra. Proprio Marsilio in questi giorni ha più volte sottolineato che una delle prime, se non la prima, iniziativa che adotterà se verrà eletto è quella di rendere operativo l’ufficio per la ricostruzione, che solo nel teramano in questi anni ha licenziato trenta pratiche, lasciandone in sospeso oltre 2mila.



Manca il personale impiegato per la ricostruzione dei territori di Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo messi in ginocchio dai fenomeni sismici del 24 agosto, 26 ottobre e 30 ottobre del 2016. Servono assunzioni, impegni che vanno oltre i Patti di stabilità dei Comuni per sbrigare tutte le pratiche in tempi ragionevoli. E spesso il personale in servizio è inquadrato con contratti a termine, di breve durata. Quanto basta per rendere inefficiente ogni processo amministrativo che punta alla ricostruzione. Storie che sembrano diventare abitudine nella vita quotidiana. Purtroppo.