Valentino Talluto, l’untore di Hiv che con la sua condotta spregiudicata ha contagiato oltre una trentina di ragazze, è stato condannato in Appello a 22 anni di carcere, due in meno rispetto alla sentenza di primo grado. I giudici della terza Corte d’Assise di appello, come riportato da Il Messaggero, hanno spiegato come il giovane non meritasse alcuno sconto di pena ad eccezione dei due che gli sono stati tolti, come spiegato dal presidente della Corte, Andrea Calabria, visto il mancato riconoscimento delle tentate lesioni su quattro partner (non contagiate). Nelle 40 pagine che costituiscono le motivazioni, i giudici spiegano:”Talluto non merita le attenuanti così come riconosciuto dal primo giudice perché pur consapevole della gravità del male e del pericolo che derivava dalla sua condotta ha reiteratamente esposto al rischio di contagio un numero impressionante di ragazze, incurante delle conseguenze, protervo nel mendacio continuo“. E ancora: “Ciò che si rimprovera a Talluto è di aver tratto profitto dalla disponibilità delle sue partner speculando sui loro sentimenti e di aver avuto con loro plurimi rapporti tacendo la propria condizione di sieropositività. Non risultano inoltre significativi segni di resipiscenza“.
VALENTINO TALLUTO, UNTORE HIV CONDANNATO A 22 ANNI
Nelle motivazioni della sentenza d’Appello, la Corte sottolinea l’esistenza di un vuoto normativo che se colmato avrebbe potuto configurare per il Talluto anche il reato di epidemia dolosa, come sollecitato dal procuratore generale:”L’Hiv non viene considerato un morbo a sviluppo rapido. E soprattutto il reato ipotizzato dal legislatore nel 1930 prevede che la materia contagiosa, cioè i germi, siano separati da chi li diffonde (ossia il contagio prevede sempre l’intervento della mano umana). E quindi impedisce di ritenere che il contagio umano possa qualificarsi come epidemia in senso giuridico“. Respinta anche la versione secondo cui Talluto avrebbe agito in ragione del trauma subito con la morte della mamma per AIDS:”Il pg ha sostenuto in sede di discussione la tesi del contagio punitivo originato dal trauma patito da Talluto per la morte di Aids della madre. E per le stesse ragioni, per l’incensuratezza, aveva chiesto le attenuanti generiche per l’imputato“. Tesi respinta in assenza di elementi che possano provarla.