Dopo 12 giorni in mare Malta dà l’autorizzazione alla nave Sea Watch 3 (della omonima Ong tedesca) – carica di 32 migranti salvati al largo delle coste libiche – di poter entrare nelle acque territoriali di La Valletta: i media maltesi riportano la notizia, spiegando però come il Governo abbia dato l’assenso a restare ridossati alle acque di Malta eventualmente anche per rifornimenti e assistenza medica, ma non per entrare in porto. Una lunga tempesta in mare, unita al freddo pungente dell’inverno (si notte si arriva anche allo zero termico) ha provocato malesseri continui a bordo, con tre bimbi di 1,6 e 7 anni in pessime condizione per vomito e continue nausee: per questo motivo l’autorizzazione è stata concessa, dopo l’ennesimo appello dell’equipe medica della Sea Watch che da giorni costantemente chiede un intervento di tutti i governi europei, dall’Italia alla Spagna, ovviamente passando per Malta.



NUOVA EMERGENZA MIGRANTI

Dopo l’approdo a lieto fine della nave Open Arms in Spagna appena dopo Natale, le Ong europee richiedevano il pronto intervento anche sulla Sea Watch 3 e sulla più piccola Sea Eye (17 migranti salvati): «Per persone malnutrite e in condizioni di salute molto precarie come quelle che abbiamo a bordo – dicono i medici tedeschi a bordo della nave Sea Watch3 – la disidratazione come causa del mal di mare è un rischio molto grave e può mettere anche a rischio la vita soprattutto se associata all’ipotermia». La situazione a bordo è di profonda emergenza anche perché gli tessi profughi non riescono a capire il perché di un periodo così lungo in mare aperto senza la possibilità di arrivare ad un porto sicuro per l’approdo: dopo i recenti appelli di Unchr e Oim, poche ore fa interviene anche la Ong Medici Senza Frontiere con il vicepresidente Ruggero Giuliani «Abbiamo operato per più di tre anni nel Mediterraneo e sappiamo cosa significa per persone vulnerabili affrontare questo tipo di viaggio. Con le condizioni meteo in peggioramento e considerando le rigide temperature invernali è necessario trovare una soluzione rapida. Facciamo appello alle autorità europee ed italiane affinchè si trovi al più presto un porto sicuro per questi naufraghi. Facciamo appello alla società civile italiana, affinché alzi la voce su questa situazione inaccettabile e sulla richiesta di politiche più umane che allevino le sofferenze delle persone».

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