Se dovessimo fare una classifica degli avvenimenti significativi del 2018, molti metterebbero ai piani alti i cambiamenti di governo o le rivolte di piazza europee. Io ci vedrei bene un avvenimento che nessuno ha citato ma che cambia in meglio la vita di tanti ragazzi e famiglie: il salto di qualità che ha fatto una specialità sportiva di nicchia ma assolutamente innovativa. Si chiama Baskin. E’ un nome che non dirà niente a molti, vuol dire “basket integrativo”, e per la prima volta ha disputato i suoi campionati europei, a dimostrazione che questo movimento sportivo sta prendendo piede e ormai ha un riconoscimento continentale.
Di cosa si tratta? Semplice: di un modo di utilizzare le proprie energie secondo le proprie caratteristiche all’interno della disciplina della pallacanestro, mettendo nella stessa squadra persone normodotate e persone con disabilità. Una forzatura o un fatto folkloristico? Neanche per sogno, a meno che dello sport voi non abbiate la visione ristretta che considera tale solo quello degli sponsor ultramilionari. Leggiamo nel sito del Baskin Cremona, città pioniera in questo sport: “Il baskin è una nuova attività sportiva che si ispira al basket ma ha caratteristiche particolari ed innovative. Un regolamento, composto da 10 regole, ne governa il gioco conferendogli caratteristiche incredibilmente ricche di dinamicità e imprevedibilità. Questo nuovo sport è stato pensato per permettere a giovani normodotati e giovani disabili di giocare nella stessa squadra (composta sia da ragazzi che da ragazze!). In effetti, il baskin permette la partecipazione attiva di giocatori con qualsiasi tipo di disabilità (fisica e/o mentale) che consenta il tiro in un canestro. Si mette così in discussione la rigida struttura degli sport ufficiali e questa proposta, effettuata nella scuola, diventa un laboratorio di società”.
Vale la pena allora di rimettere in discussione il nostro concetto di sport: da evento per pochi superatleti a movimento popolare. Già tempo addietro avevo preconizzato la fine della separazione negli eventi sportivi tra sport dei normodotati e sport parallelo (para-limpico), come se il secondo fosse solo un’appendice del primo. Ora il baskin rompe addirittura questo schema mettendo insieme tutti ma proprio tutti, e il risultato è bello, piacevole, divertente, avvincente.
E vale anche la pena di lasciare spazio all’elaborazione di modalità nuove di stare insieme, che una volta cresciute e strutturate escono dall’ambito spontaneistico del gioco, e diventano sport. Ma chi supporta una novità dirompente nella società liquida in cui tutto deve essere uniformato e appiattito distruggendo le differenze? Una società così liquida e insapore da diventare alla fine una società ingessata e sclerotica?
Il Miur si è impegnato per la promozione del baskin nelle scuole, firmando un protocollo d’intesa con l’Associazione. Il baskin si diffonde rapidamente anche in contesti extra-scolastici. Nel 2013 in Italia erano una quarantina le società sportive dilettantistiche che possedevano una squadra di baskin. Nel 2018 sono un’ottantina e coinvolgono molte regioni italiane: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia. Il baskin è arrivato anche oltre confine, in Francia, Spagna, Grecia e Lussemburgo. In molte delle regioni coinvolte si tiene un campionato regionale a cadenza annuale, mentre ogni due anni si disputa il campionato italiano di baskin (si tiene quest’anno). Vengono organizzati vari tornei nazionali e internazionali.
Insomma, il baskin è forte, ma deve crescere; è uno sport reale, non assistenzialistico, e merita spazio e cura. In un mondo di protocolli e routine, un fiore piccolo ma innovativo che si sta espandendo e fiorendo non deve essere fatto appassire. Il baskin va avanti. Per la cronaca, i campionati europei sono stati vinti dalla squadra “il Costone” di Siena. Onore a tutti i giocatori.