Il giudice per le indagini preliminari di Locri ha confermato il divieto di dimora a Riace per Domenico Lucano, detto Mimmo, il sindaco sospeso dal comune calabrese dopo l’inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti che lo vede indagato. Come riportato dal Quotidiano del Sud, è stata confermata anche la misura dell’obbligo di firma per un’altra indagata, la donna etiope Lemlem Tesfahun, considerata la compagna di Lucano. Mimmo Lucano non può tornare sul territorio di Riace dal 16 ottobre scorso, da quando cioè il giudice del Riesame di Reggio Calabria ha modificato la prima misura degli arresti domiciliari imponendo il divieto di dimora. Mimmo Lucano da quel giorno ha fissato la sua dimora a Caulonia marina, un centro poco distante da Riace. Il sindaco sospeso – spiega Huffington Post – “si era rivolto al Tribunale della Libertà, impugnando il provvedimento coercitivo che qualche settimana prima gli aveva imposto il Gip di Locri con l’inchiesta Xenia”.
MIMMO LUCANO, “SONO RIMASTO MALE, SPERO RIBELLIONE COSCIENZE”
Dopo la conferma del divieto di dimora nella sua Riace, il sindaco sospeso Mimmo Lucano ha commentato così all’Ansa, la decisione del gip di Locri:”Sono rimasto male ma non serbo rancore verso alcuno. Certo quello che sta accadendo in Italia è paradossale: io vengo tenuto lontano dal mio paese e vivo nella sofferenza per l’accusa di avere favorito l’immigrazione clandestina, mentre è tutto normale per chi governa e lascia morire in mare, come è avvenuto in questi giorni, tante persone tra cui anche un bambino di pochi mesi”. Mimmo Lucano ha aggiunto:”e c’è da individuare delle responsabilità bisogna guardare alle ingiustizie del mondo. E’ necessario capire perché, se per guerre, miseria, povertà, le persone intraprendono questi viaggi. C’è una deriva di umanità e davanti a questo ha davvero poco senso il dibattito politico. La gravità della situazione non ammette silenzi. Spero solo in una ribellione delle coscienze”.