Aldo Moro venne rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio successivo dalle Brigate Rosse, la sua morte ha lasciato un segno indelebile nella storia italiana. E la famiglia si scaglia contro lo Stato, citato in giudizio da Maria Fida Moro e Luca Moro, rispettivamente figlia primogenita e nipote di Aldo Moro, «per i danni innumerevoli ed ingiustificati, morali e materiali». Ecco le parole della figlia: «Insieme a mio figlio Luca ho dato mandato al nostro legale, avvocato Valerio Vartolo, di intraprendere una serie di azioni legali nei confronti dello Stato italiano per i danni innumerevoli e ingiustificati, morali e materiali, riguardanti il caso Moro». Una ferita che si riapre dopo il recente arresto di Cesare Battisti e delle polemiche su Alessio Casimirri, membro del commando che rapì l’ex presidente del Consiglio e che ora fa lo chef in Nicaragua.
FIGLIA ALDO MORO FA CAUSA ALLO STATO
Prosegue Maria Fido Moro in un video pubblicato su Youtube: «Mentre ex brigatisti facevano i vacanzieri in giro per il mondo, noi vivevamo una solitaria agonia, ad oggi lunga 41 anni. Lo Stato italiano deve essere chiamato pesantemente in causa a rispondere delle proprie inadempienze: le vittime sembrano proprio non interessare allo Stato, tranne che per qualche applauso nelle ricorrenze di rito». La primogenita dell’ex segretario politico e presidente del consiglio nazionale della Democrazia Cristiana conclude: «Lo Stato non si è limitato a voltarci le spalle, ma nel migliore dei casi ci ha trattato con indifferente sufficienza. E’ dunque giunta l’ora che questo Paese, che era anche il nostro, faccia la figura orribile che si merita agli occhi di tutto il mondo».