Nella società moderna, soprattutto quella occidentale, il numero delle persone colpite dalla depressione è in continuo aumento, toccando ormai diverse centinaia di milioni. Con essi aumenta il consumo di medicinali anti depressivi. I motivi sono tanti: lo stile di vita moderna, dove la vita intera deve essere sacrificata al lavoro e dove se non si raggiungono gli obbiettivi richiesti si viene attaccati e accantonati, lo stress, la frenesia che lascia sempre meno spazio a se stessi, la solitudine sempre più grande dove sempre meno persone si affidano a una vita di coppia. Questo, come si legge in una interessante intervista rilasciata dallo psicologo e psicoterapeuta tedesco Samuel Pfeiffer sul sito Pro, succede anche a chi ha fede. I cristiani non sono immuni dalla depressione. Spesso essa si manifesta per il lutto della perdita di una persona cara, la perdita del lavoro, il crescere in situazioni familiari complicate. “Se perdiamo qualcosa o qualcuno di caro e di importante per noi” dice “possiamo cadere in una condizione mentale sempre più ristretta e sofferente che innesca la depressione”. Solitamente, ci sono crisi legate alla crescita, allo sviluppo umano, alla maturità, ma anche entrare in rapporto con l’altro come il matrimonio o la nascita di un figlio: “Sono situazioni che richiedono un adeguamento improvviso del nostro Io e ci si rende conto che non possiamo più vivere come eravamo abituati”.



IL VIAGGIO NELLA SELVA OSCURA

Quando si entra in questo stato inizialmente non lo si vuole ammettere, poi prendono forza sentimenti come la rabbia, la paura, paura della vita e della morte, sensi di colpa. Ci si chiede perché sia successo proprio a me, si cerca il colpevole, dice il professore. Si arriva però alla terza fase, quella in cui ci si rende conto di quello che veramente ci è accaduto: in questa fase bisogna lasciar andare tutto quello che non puoi cambiare e accettarti, trovare un nuovo equilibrio: “la quarta fase è quella del nuovo che inizia, una nuova relazione con se stessi e con il mondo”. Tutte cose che succedono anche ai credenti, spiega, ma nei credenti ha sempre trovato, dice, persone che hanno acquistato una grande forza grazie alla fede durante quelle crisi. La fede ha aiutato a gestire meglio la situazione e più facile resistere al dolore. “C’è da capire che Dio non è sempre soltanto il papà amorevole che pensiamo. C’è anche un Dio incomprensibile quello su cui ha pianto anche Gesù quando gli ha gridato perché mi hai abbandonato. Spesso un credente colpito dalla depressione perde la fede per poi riprenderla in seguito”. Per un credente, aggiunge, si tratta di affidarsi a Dio, chiamarlo, chiedergli aiuto anche se sembra non risponda. Lui ti porta attraverso una valle oscura e questo crea una relazione più profonda con Dio: anche se tutto sembra perduto, hai ancora la possibilità di pregare e ci sono gli altri che pregano per te”. Senza, conclude, dimenticare le apposite cure mediche.

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