Dopo l’agghiacciante titolo sui gay proposto da Libero, qualcosa è cambiato (in rete si parla di karma…). Ed infatti, dopo i commenti da grande parte dei politici (di tutti gli schieramenti) che si sono apertamente scagliati contro il quotidiano (da Laura Boldrini e Luigi Di Maio a Renata Polverini), anche l’Ordine dei giornalisti ha preso dei provvedimenti, segnalando al consiglio di disciplina. Il Movimento 5 stelle inoltre, ha annunciato che avvierà la procedura per tagliare i fondi. L’ultima in ordine di tempo, arriva da Ristora, celebre azienda di bevande istantanee. Un portavoce dell’azienda, raggiunto da Lettera43 ha annunciato il ritiro della sua pubblicità dalle pagine del giornale. Ecco le sue parole: “Non vogliamo in nessun modo che il nostro nome venga accostato a quello di Libero. Abbiamo chiamato il giornale, ci avevano detto che forse non era tecnicamente possibile togliere la pubblicità dal giornale già a partire dall’edizione in edicola il 24 gennaio. Abbiamo insistito e abbiamo chiesto che il logo di Ristora venisse eliminato già a partire da quella data”. Il titolo di Filippo Facci, non ha giustificazioni, c’è poco altro da aggiungere. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
L’AGGHIACCIANTE TITOLO DI LIBERO
Dopo i “terroni che comandano” ora il nuovo titolo choc di Libero – che già sta creando polemica e bufera – riguarda gli omosessuali in merito al tema della fatturazione elettronica: «C’è poco da stare allegri. Calano fatturato e Pil, ma aumentano i gay». Apriti cielo, il Quotidiano diretto da Pietro Senaldi e Vittorio Feltri viene prevedibilmente attaccato dall’intero arco parlamentare, in particolare dal Movimento 5 Stelle cui viene servito sul piatto d’oro uno dei loro cavalli di battaglia, ovvero l’abolizione dei fondi pubblici all’editoria. Il caso montato dal quotidiano “di Centrodestra”, a firma Filippo Facci, riguarda proprio il complicato rapporto tra economia e fattura elettronica come Libero spiega nel sommario «tre imprenditori su 4 furono dalla ricevuta elettronica e l’economia soffre. Gli unici a non sentire crisi sono gli omosessuali: crescono in continuazione». Tematica piuttosto “particolare”, specie da titolo in prima pagina, ma è evidente che a colpire è il termine usato: «Provo disgusto per il titolo del giornale Libero. Un giornale che riceve soldi pubblici che prima pubblica titoli razzisti contro, poi oggi anche omofobi. Avvierò immediatamente una procedura interna per vagliare la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi residui spettanti a un giornale che offende la dignità di tutti gli italiani e ferisce la democrazia», scrive in una nota il sottosegretario M5s con delega all’Editoria, Vito Crimi.
DI MAIO, “SCRIVERANNO SENZA SOLDI PUBBLICI”
In attesa della pronta difesa di Feltri e Senaldi, l’attacco diretto a Libero arriva anche dal vicepremier Luigi Di Maio che da tempo vede di cattivo occhio il giornale fondato da Vittorio Feltri: «Abbiamo fatto bene o no a tagliare i fondi a giornali del genere? Scriveranno queste idiozie senza più un euro di fondi pubblici. Vito Crimi ha avviato la procedura che azzererà i finanziamenti pubblici entro i prossimi tre anni», sentenzia il Ministro che in Manovra ha già inserito un emendamento per il taglio dei fondi ai giornali minori, l’ultimo rimasuglio di fondi pubblici per l’editoria rimasto finora. «Mi aspetto che il giornalismo che tanto vede in noi il nemico – avverte ancora Crimi – faccia sentire la sua voce. Probabilmente, chi distrugge la credibilità della stampa sono proprio alcuni giornalisti». Inevitabile la reazione anche del mondo LGBT che tramite il portavoce di Gay Center, Fabrizio Marrazzo, accusano Libero di omofobia: «Ringraziamo il Sottosegretario all’editoria Vito Crimi per essere intervenuto prontamente, al quale chiediamo un incontro per discutere di formazione sul linguaggio corretto verso le persone LGBT, fondamentale per l’editoria […]. Ribadiamo ancora una volta che questo paese ha necessitá urgente di una seria legge contro l’omofobia, che tuteli le persone gay lesbiche e trans, e per cui facciamo appello al Presidente Conte e al Vicepresidente Di Maio».