Un prete ha ricevuto minacce dai fedeli della sua stessa chiesa… perché ha fatto dell’opera di carità. Una vicenda paradossale anche perché l’altruismo e l’aiutare gli altri sono alla base della regione cattolica, ma evidentemente ai fedeli della basilica di Sant’Eustachio, situata a due passi dal Pantheon, nel cuore di Roma, tale pratica non andava a genio. Di conseguenza nel giorno del suo compleanno, a monsignor Pietro Sigurani, rettore della basilica, è stato recapito un messaggio “d’auguri”, contente la frase: «Caro reverendo, la chiesa è la casa del Signore, non dei poveri! Risponderai davanti a Dio dei sacrilegi e delle profanazioni compiuti in questa chiesa». I fedeli accusano don Pietro di aver trasformato la basilica di Sant’Eustachio in una sorta di centro di accoglienza, dove ogni giorno, da sei anni a questa parte, circa 120 persone ricevono un pasto completo che va dal primo al dolce.
ROMA, MINACCE AL PRETE CHE FA TROPPA CARITA’
Inoltre, dallo scorso autunno, è stata aperta nella stessa basilica ‘la casa della misericordia’, un luogo di aggregazione dove al suo interno vi sono un’aula con un computer, un presidio per un supporto psicologico, un presidio medico, delle docce e una lavanderia. Un centro che ha come intento quello di aiutare le persone bisognose a trovare riparo: «Una specie di caffè – le parole di don Pietro all’agenzia Dire – in cui chiunque può trovare riparo, fare due chiacchiere e incontrarsi». Il monsignore ha fatto chiaramente capire di non essere spaventato dal biglietto di minacce: «Facciamo queste attività da 6/7 anni, sicuramente non ci spaventano queste cose. Anzi queste cose per noi sono un onore, perché vuol dire che capiscono che quello che facciamo è una cosa che gli da un pugno nello stomaco. Non so chi è stato e non mi interessa, c’è ancora gente che ha questo senso dei luoghi sacri ma l’unico luogo sacro è la persona, dice il signore. L’unico spazio sacro che esiste è in ognuno di noi».