Il cellulare in classe potrebbe essere a breve totalmente vietato. Come riferito dai principali quotidiani, nella giornata di ieri è partito presso la Commissione Cultura della Camera, il percorso delle proposte di legge per reintrodurre l’insegnamento dell’educazione civica nella scuola primaria e secondaria. Il testo, predisposto dal leghista Massimiliano Capitanio, verrà successivamente integrato con altre proposte, fra cui quella dell’ex ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, esponente di Forza Italia, e di Giorgia Latini del Carroccio, in merito al divieto del cellulare in classe: «divieto, salvo casi particolari specifici – si legge nella doppia proposta – di utilizzo del cellulare e di altri dispositivi elettronico-digitali nei luoghi e negli orari dell’attività didattica». Pare che la maggioranza sia intenzionata ad applicare le due proposte, confermando di fatto quanto avvenne con l’insediamento del governo giallo-verde, quando il ministro dell’istruzione Marco Bussetti, affermò di guardare con molta attenzione a quanto fatto in Francia, con il divieto assoluto dei telefonini in classe.



CELLULARE IN CLASSE, VERSO LO STOP TOTALE

A breve, quindi, gli smartphone potrebbero sparire definitivamente dalle aule di scuola, e nel contempo, fare il suo ritorno l’educazione civica, che è un po’ una sorta di educazione alle buone maniere e al rispetto degli altri. Si partirà con 33 ore all’anno, e l’insegnamento sarà affidato ai docenti di storia e geografia nelle scuole secondarie di primo grado, nonché a quelli di economia e diritto nelle secondarie di secondo grado. Inoltre, sarà previsto un premio annuale per l’educazione civica, destinato alle migliori esperienze realizzate. «L’insegnamento civico – il testo del leghista Capitanio – deve servire non solo ad avvicinare i giovani alla conoscenza delle istituzioni, ma anche a sensibilizzarli alla solidarietà accompagnandoli in percorsi di coesione sociale. L’Educazione civica deve facilitare l’inserimento dei giovani nel mondo del volontariato e la loro integrazione con le persone con disabilità e incoraggiare, anche attraverso l’educazione alla legalità, la loro partecipazione alla vita associata come cittadini attivi».

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