La ‘ndrangheta teneva sotto scacco Viterbo. Un gruppo criminale con profonde infiltrazioni della mafia calabrese, eseguiva intimidazioni e violenze nei confronti di numerosi attività commerciali della zona. Come riferisce l’edizione online del Tirreno, le minacce venivano messe in atto con vari metodi, come ad esempio teste di agnello mozzate, scritte sulle vetrine, lumini funebri, e decine di auto incendiate. 13 le persone finite in manette, di cui due agli arresti domiciliari, e a capo di questa organizzazione criminale vi erano il calabrese Giuseppe Trovato detto Peppino, e l’albanese Ismail Rebeshi detto Ermal: i due hanno fuso i metodi mafiosi della ‘ndrangheta e quello violento degli albanesi, per controllare l’intero territorio. In particolare, avevano messo le proprie mani sul mercato degli stupefacenti e sul recupero credito, ma anche sul commercio dei preziosi usati, sui traslochi, e sui locali notturni frequentati dagli stranieri. Tutti i 13 sono accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsioni, danneggiamenti, incendio, furto, tentativi di rapina, lesioni personali, favoreggiamento personale, illecita concorrenza con violenza o minaccia, detenzioni di armi comuni da sparo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



’NDRANGHETA A VITERBO: 13 ARRESTI

Un gruppo di affiliati alla ndrangheta è stato arrestato quest’oggi in quel di Viterbo. Come riferito in questi ultimi minuti dai principali quotidiani online, il comando provinciale dei carabinieri ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Roma su richiesta della DDA di Roma, nei confronti di 13 persone. Tutti i soggetti sono indagati, a vario titolo per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis del c.p.). Stando a quanto emerso dall’indagine, coloro che sono stati fermati dalle forze dell’ordine avevano messo le proprie mani su numerose attività commerciali del viterbese, a cominciare dai negozi compro oro, attività dove i negozianti acquistano oro in contanti, passando per i locali notturni, e arrivando fino alle ditte di trasloco. Inoltre, i 13 arrestati svolgevano attività criminali di vario tipo, come ad esempio, il recupero credito con metodi violenti e intimidatori.



‘NDRANGHETA A VITERBO: 13 ARRESTI

Le forze dell’ordine hanno potuto appurare che a Viterbo e provincia venivano portate a termine una serie di aggressioni, ma anche atti intimidatori nei confronti di numerosi esercenti, controllando di fatto il territorio. In un caso, ad esempio, sono addirittura arrivati ad incendiare un’automobile dei carabinieri, come messaggio diretto nei confronti delle forze dell’ordine: “Statevene alla larga”. I carabinieri della comando provinciale di Viterbo hanno posto le manette ai 13 criminali coadiuvati dal Raggruppamento Aeromobili di Pratica di Mare, dalle unità cinofile e da militari dell’8° Reggimento Lazio, e al momento sono in corso numerose perquisizioni. Maggiori dettagli sulla vicenda verranno resi noti a partire dalle ore 11:00, quando si terrà una conferenza stampa a Roma, nella sede del comando provinciale dell’arma, con il colonnello Giuseppe Palma, il comandante della compagnia provinciale, e il procuratore aggiunto della Dda romana, Michele Prestipino. Soltanto due giorni fa un’altra banda di criminali della ‘ndrangheta era stata sgominata in Valle d’Aosta: il gruppo agiva con la collaborazione di consiglieri e assessori locali.

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