Un vero e proprio dramma quello vissuto da un militare 38enne di Galatina ma di stanza in Friuli Venezia Giulia. La vicenda risale al 2015, vittima un caporal maggiore degli Alpini: dopo una notte in discoteca, l’uomo è stato drogato e evirato da una donna e le funzioni dei suoi organi non sarebbero state ripristinate nonostante l’intervento chirurgico. La ragazza straniera, con la quale ha avuto una relazione solamente amichevole, ha perpetrato la violenza con un coltello: il 38enne ha perso le sue funzioni maschili e vive tra sofferenze e operazioni chirurgiche. Cosimo, nome di fantasia, ha raccontato a I Fatti Vostri: «L’ho conosciuta in discoteca: finita la serata l’ho rivista e le ho chiesto di andare via insieme. Lei ha insistito affinchè salissi a casa sua: mi ripeteva che si era appena lasciata con il fidanzato, i rapporti non erano andati bene perché lui la maltrattava. Dopo aver preso un caffè, mi ha chiesto il numero di telefono per sentirci. Tra gennaio e febbraio mi ha chiesto di accompagnarla in discoteca e io ho accettato».



MILITARE EVIRATO DA UNA DONNA: IL RACCONTO DELLA VITTIMA

Prosegue il 38enne nel corso della chiacchierata con Giancarlo Magalli: «Sono salito a casa sua, mi ha fatto vedere la sua camera e mi ha fatto il caffè: una volta preso il caffè, ha tentato degli approcci che ho rifiutato, perché non sono quel genere di persona, mi aveva messo a disagio. Dopo aver preso il caffè non ho capito niente: mi sono ritrovato sul divano insanguinato, con un organo parzialmente tranciato. Lei mi ha guardato e mi ha sorriso, dicendomi che era andata bene. Lei ha vendicato la violenza subita dal fidanzato su di me: mi ha usato come cavia». Cosimo ha precisato: «Si è vendicata in maniera atroce. Ho perso molto sangue. Mi ha guardato e si è messa a ridere: ho pensato solo a salvarmi. Ho fermato l’emorragia, ho raggiunto la porta della stanza e l’ho trovata bloccata: mi aveva sequestrato. Con la forza che avevo, ho buttato giù il vetro della porta e sono saltato con un canguro dal primo piano: ho preso la macchina e mi sono recato all’ospedale». E le sue condizioni erano molto gravi: «Ho dovuto fare subito la prima operazione per il riattaccamento dell’organo: dopo cinque giorni un intervento dietro l’altro, la necrosi della pelle era stratosferica. E il problema non è stato risolto. La donna ha ricevuto una condanna molto lieve, è stata riconosciuta la semi-infermità: due anni di carcere più un anno di carcere di massima sicurezza del centro di salute mentale».

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