Libero chiama in aiuto Platinette, il noto attore/cantante/comico che ancor prima che diventasse di moda si travestiva, e si traveste, da donna. Lo chiama in aiuto intervistandolo dopo la bufera sollevata da un recente titolo del quotidiano che insultava i gay (“Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay”). Non si è sentito offeso per quel titolo, dice, anche se non mi  piaciuto: “Erano chiari l’intento provocatorio e scherzoso e mancava di una volontà insultante” dice. Conferma però che non era un titolo dei più riusciti, perché l’allegoria è poco simpatica e l’effetto non è stato goliardico, ma, spiega, “bisogna essere pronti a ironizzare. Il titolo di Libero non provoca danni reali alla comunità gay”. Dunque Libero non sarebbe un giornale che fomenta l’omofobia: “Ormai in Italia noi gay siamo ovunque pienamente accettati, non c’è intolleranza verso di noi. Non c’è un programma televisivo nel quale non compariamo, spesso piazzati su un altarino”. Tornando al titolo in questione dice che era un po’ superficiale, si prestava a diverse interpretazioni. La destra poi, dice ancora, “è un po’ grossolana”. Insomma, “c’era un modo più elegante per dire che i gay continuano ad aumentare”.



NO AI TONI GROSSOLANI

La sinistra invece, dice ancora, “è più razzista, ma ha più classe e sfumature”. Il problema dice è che in Italia se sei gay devi essere automaticamente di sinistra: “Se così fosse Berlusconi dovrebbe chiudere Mediaset dove sono tutti finocchi”. La sinistra ha preso l’appannaggio dei diritti civili e la destra l’ha lasciata fare, dice: “Si vantano per la legge sulle unioni civili ma guardiamo i numeri. Si sono sposati in pochi e di questi molti hanno già divorziato, si è rivelata un flop però bisogna continuare a sostenere che è stata una iniziativa di successo”. Platinette si dichiara poi contro l’acquisto dei figli, la ritiene un’arma di egoismo, un gesto volgare, dimostra che con il denaro tutto è possibile. Tornando a scherzare sui gay, Platinette dice che bisogna stare attenti ai tono grossolani. Sul tema, dice che era meglio la società degli anni 60 che consentiva a tutti di fare tutto purché nulla diventasse motivo di discussione pubblica. Anche oggi, continua, la società è ipocrita ma non è in grado di produrre i risultati di ieri perché l’ipocrisia è diventata istituzionale e non è più privata: “Bisogna essere pratici” spiega.

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