Lo speciale de Le Iene dedicato alla strage di Erba ha portato testimonianze inedite su un processo che sembrava chiuso con le condanne all’ergastolo di Rosa Bazzi ed Olindo Romano, ma che presenta delle incongruenze sulle quali il programma di Italia 1 ha voluto indagare. La famiglia Castagna non ha dubbi riguardo la colpevolezza dei due vicini di casa, ma intervistando Olindo in carcere Le Iene hanno messo in luce come la fragilità psicologica degli imputati potrebbe aver mischiato le carte e impedito ai giudici di arrivare a una verità che potrebbe essere ancora nascosta. Olindo ha chiuso l’intervista con una battuta paradossale rispetto alla gravità del caso: “Dovessimo uscire mai di prigione so dove andremmo: in un campeggio, dove si può stare tranquilli. Basta case, basta condomini.” Il pensiero di non essere più vicini di nessuno, anche se nonostante il lavoro d’inchiesta di giornalisti e avvocati, le prove a carico dei due restano comunque pesanti ad un esame oggettivo. (agg. di Fabio Belli)



IL GIALLO DEI REPERTI DISTRUTTI

La ricostruzione dello speciale de Le Iene dedicato alla strage di Erba e alla tesi che potrebbe veder clamorosamente scagionare le due persone condannate per i fatti, Olindo Romano e Rosa Bazzi, procede attraversando i punti chiave che potrebbero mettere in crisi la ricostruzione nota agli atti processuali. Si parte dal compagno di Raffaella Castagna e padre del piccolo Youssef Marzouk, Azouz Marzouk, che ha spiegato: “L’errore è stato mettermi in carcere: io mi sarei accontentato di qualunque colpevole, ormai accettavo tutto. In carcere ho avuto invece il tempo di leggere le carte e mi sono reso conto di tante incongruenze, mi sono convinto che Rosa e Olindo potrebbero essere innocenti.” Fra tali incongruenze, va citata la distruzione dei reperti da parte della Cancelleria di Como, per un’ordine di distruzione del 2017 che era stato però sospeso in Cassazione e anche dalla stessa Cancelleria per i ricorsi in atto. Giubbotti, un accendino, un telefono e molti reperti che avrebbero potuto essere utilissimi, distrutti per sempre senza un apparente motivo, visto che un tale eccesso di zelo verso reperti che possono restare anche per un decennio depositati in una cancelleria è assolutamente inconsueto. (agg. di Fabio Belli)



IL SUPERTESTIMONE INEDITO

Si chiama Chemcoum Ben Brahim il supertestimone della strage di Erba che si presenta due volte dai Carabinieri per raccontare di avere visto, la sera della carneficina, a pochi metri dalla corte di via Diaz, diverse persone tra cui alcune di queste intente a discutere in maniera animata in lingua araba? L’uomo è in grado di scagionare Olindo Romano e Rosa Bazzi? La difesa ha sempre considerato molto importante la sua testimonianza ma al processo Chemcoum Ben Brahim non arriverà mai: alle autorità italiane diverse identità e in aula venne dichiarato “irreperibile” per questo motivo quando in realtà si trovava detenuto in una prigione italiana. L’inviato delle Iene, Antonino Monteleone, è riuscito a rintracciarlo in Tunisia: le sue parole possono contribuire a riscrivere una nuova versione della strage di Erba? (agg. di Dario D’Angelo)



SELVAGGIA LUCARELLI “SMONTA” LE IENE SULLA PANDA NERA

Non è ancora giunta la maxi diretta delle Iene con Antonino Monteleone che già sorgono i primi “grattacapi” sullo speciale organizzato tutto sulla Strage di Erba: con un tweet al veleno (qui a fondo pagina, ndr), la giornalista Selvaggia Lucarelli “smonta” i colleghi de Le Iene sul caso della Panda nera della Signora Paola Galla, la moglie di Carlo Castagna. Nel servizio di lancio Monteleone infatti dice che in quanto giornalisti rigorosi, loro delle Iene sono riusciti a ritrovare la macchina data come sparita nel nulla in tutti questi anni. La Lucarelli però è bravissima nel ritrovare un ritaglio di giornale del 2010, su La Provincia, dove si titola «macché demolita, la Panda è dalle suore». Nello specifico, il breve articolo di 9 anni fa già concludeva il “giallo della Panda” utilizzata in quel terribile 11 settembre 2006 da Pietro Castagna e che secondo alcuni sarebbe stata demolita due giorni dopo la Strage di Erba. Fu contattato addirittura Carlo Castagna da La Provincia, cui spiegò «non so cosa i periti del collegio difensivo dei coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi pensassero di trovarsi all’interno ma nei giorni scorsi, quando hanno saputo da mio figlio Beppe che l’auto non l’avevamo demolita come loro credevano, si sono diretti subito dalle sutrine e le hanno disturbate per verificare che fosse veramente quella Panda. Nessuno mistero ma solo un gesto che mia moglie Paola avrebbe condiviso». Tutto ciò 9 anni fa: la prima “novità” lanciata delle Iene si sgonfia così ancor prima della diretta di stasera. (agg. di Niccolò Magnani)

SPECIALE LE IENE SU OLINDO E ROSA

Due innocenti all’ergastolo? “Le Iene” rilancia l’interrogativo su Olindo Romano e Rosa Bazzi con uno speciale dedicato alla strage di Erba. Antonino Monteleone si è già occupato del processo di uno dei casi di cronaca più discussi degli ultimi anni, ma in questo nuovo appuntamento ripercorrerà i momenti chiave di questo caso e tutte le anomalie finora emerse. Ma sono previste anche novità clamorose: verranno presentate anche nuove testimonianze, oltre che elementi e documenti che finora non sono stati mostrati in tv. Ad esempio, l’inviato de “Le Iene” è riuscito a rintracciare Chemcoum Ben Brahim in Tunisia. Si tratta del super-testimone che doveva essere sentito nell’ambito del processo ma che le autorità italiane hanno considerato irreperibile. Il programma di Italia1 ha scoperto che in quel periodo l’uomo era detenuto nelle carceri italiane. In seguito all’espulsione, se ne persero le tracce senza che nessuno riuscisse a parlarci o a scoprire dove fosse. Alla Iena ha ribadito quello che aveva raccontato nel 2006 ai carabinieri e che avrebbe voluto raccontare durante il processo, ma si è detto disponibile a tornare in Italia per ribadire la sua versione dei fatti, nel caso in cui venisse richiamato dai magistrati.

CHEMCOUM BEN BRAHIM E LE IMBRE SU PIETRO CASTAGNA

Chemcoum Ben Brahim

ha fatto riferimento nella sua testimonianza a individui in un furgone in via Diaz che avrebbero parlato animatamente in arabo e al «fratello della morta», che gli sembrerà di riconoscere in Pietro Castagna, fratello maggiore di Raffaella, una delle vittime della strage di Erba. Il tunisino sostiene di averlo visto l’11 dicembre 2006 all’ora della strage nei pressi della casa della sorella, invece Pietro Castagna aveva dichiarato alle autorità che in quel momento era nella sua abitazione a dormire. Una versione differente rispetto a quella del padre, il quale aveva dichiarato che Pietro era rientrato alle 22 guidando la Panda nera della madre. E c’è poi il giallo della macchina della signora Paola Galli, su cui non è mai stato fatto alcun rilievo. Finora non si sapeva neppure dove fosse questa macchina, ma a 12 anni di distanza Antonino Monteleone è riuscito a trovarla. La Iena ha affrontato i punti controversi di questa vicenda con diversi esperti tra giornalisti, psicologi, avvocati e criminologi. Ha anche provato a raccogliere le dichiarazioni dei fratelli Castagna, che hanno negato l’intervista al programma. Nel corso dello speciale “Le Iene presentano: Rosa e Olindo, due innocenti all’ergastolo?” verrà mandata in onda anche un’intercettazione risalente a pochi giorni dopo la strage. Al telefono c’è Pietro Castagna con una sua collaboratrice: l’uomo afferma di volersi procurare una nuova sim card per il telefono, ma non è chiaro il motivo.

LA STRAGE DI ERBA

La strage di Erba venne compiuta l’11 dicembre 2006 nell’appartamento di una corte ristrutturata nel centro del paesino. Furono uccisi a colpi di coltello e spranga Raffaella Castagna, il figlio Youssef Marzouk, la madre Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini con il suo cane. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, presente sul luogo della tragedia, riuscì a salvarsi perché gli assalitori lo ritennero morto, ma si scoprì poi che aveva una malformazione congenita alla carotide che gli permise di non morire dissanguato. Dopo la strage, l’appartamento fu incendiato. Il 3 maggio 2011 la Suprema Corte di Cassazione di Roma ha reso definitiva la sentenza che ha riconosciuto i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi autori della strage, quindi ha confermato l’ergastolo con isolamento diurno per tre anni. Recentemente Olindo Romano si è detto fiducioso circa la possibile liberazione sua e della moglie. «Di preciso non saprei dire quale sia la chiave, però penso che bisognerebbe partire dall’analisi dei reperti rimasti. Quello sarebbe un buon inizio», dichiarò a Quarto Grado.

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