Emergono novità importanti sulla morte di Mattia Mingarelli e le ultime ore del 30enne comasco. Ne parla oggi “La Vita in Diretta” in merito alla ricostruzione fatta dagli inquirenti, che oggi hanno effettuato un sopralluogo nei boschi. Perché alle 20 di quella sera Mattia si è addentrato nel bosco? Si è sentito davvero male? Allora perché percorrere quel sentiero? La novità maggiore è rappresentata dal particolare della scarpa, trovata a 20 metri dal cadavere. Potrebbe cambiare lo scenario della vicenda, perché allora Mattia potrebbe non essere caduto accidentalmente, bensì essere stato spostato. «Effettivamente molti dubbi vengono. Una caduta avrebbe comportato un salto», riferisce l’inviato in Valmalenco. Questo aspetto si unisce al giallo relativo alla posizione in cui è stato trovato il corpo, «steso e composto, con poca neve addosso», mentre la scarpa a 20-30 metri dalla sua testa. Una posizione sospetta per gli inquirenti. (agg. di Silvana Palazzo)



LA SORELLA: “SCOPRIREMO COSA TI È SUCCESSO”

Sono in programma nuovi accertamenti oggi nei boschi della Valmalenco per fare luce sulla morte di Mattia Mingarelli, il 30enne rappresentante di commercio di Albavilla trovato morto la vigilia di Natale. Cosa sia successo sulle montagne è ancora un mistero: l’autopsia non lo ha chiarito con precisione. Neppure la famiglia del giovane si sbilancia: «Abbiamo fiducia nel lavoro degli inquirenti e siamo certi che, presto, si capirà che è successo». Così parla Elisa, la maggiore delle due sorelle della vittima. «Mattia è sempre stato una presenza forte, concreta nella condivisione delle gioie, ma capace anche di essere un sostegno nei momenti più difficili del nostro essere umani», ha aggiunto a Il Giorno. I due sono nati a 11 mesi di distanza l’uno dall’altra, quindi sono cresciuti come gemelli. Ora pensa ad una bella iniziativa in memoria del fratello. «Vogliamo portare avanti il suo progetto di una vigna, per poterci unire con amici, parenti e conoscenti e far vivere la sua bella energia attraverso la coltivazione di uve e la vinificazione di una delle grandi passioni di “Matti”, sì il buon vino, magari uno spumante, ma soprattutto per poterci unire e creare legami a ogni livello perché le relazioni sostengono e ci permettono di creare delle reti di vero amore». (agg. di Silvana Palazzo)



TRA I PUNTI OSCURI IL RITROVAMENTO DEL CADAVERE

La morte di Mattia Mingarelli è stata un incidente? Del caso si è occupata oggi la trasmissione “La Vita in Diretta”, che ha ricostruito i giorni successivi alla scomparsa e il ritrovamento del corpo senza vita. Ci si trova ora di fronte ad un bivio: potrebbe essere un incidente o un omicidio. Del resto i punti oscuri sono molti, alcuni sono stati spiegati in studio. Perché il 30enne è uscito nuovamente nel bosco dopo aver trascorso la giornata immerso nella natura? E perché non si è portato con sé il suo cellulare e una torcia? Non ci sono tracce sul terreno e sui vestiti che confermino uno spostamento del cadavere, ma non è possibile escluderlo perché in quei giorni è caduta molta neve. «Il cane era sempre con Mattia, dopo la scomparsa è rimasto davanti al ristoro», ha spiegato l’inviato. «Quando è arrivato mi ha chiesto se avevo delle camere. Mi è sembrato tranquillo, abbiamo bevuto una cosa ed è andato via. Dopo è tornato, abbiamo bevuto un paio di calici di vino rosso e abbiamo mangiato, dalle 19.30 non l’ho visto più. All’1.30 ho sentito dei rumori e mi sono trovato il suo cane. Ho pensato che gli era scappato il cane. La mattina ho trovato del vomito per terra, poi un telefono nella neve. Ho bussato in baita, ma non ho ricevuto risposta», ha affermato il gestore del rifugio Barchi, l’ultimo ad aver visto vivo Mattia Mingarelli, a La Vita in Diretta prima che il cadavere venisse ritrovato. Ha ricordato di aver acceso il cellulare, di aver inserito la sua sim e di aver ricevuto un messaggio. «Ho composto il numero di telefono ed era il padre. Gli ho spiegato di aver trovato il telefono e che non c’era più. Questo è un gran mistero». (agg. di Silvana Palazzo)



ATTESI RISULTATI ESAMI TOSSICOLOGICI

Sembrava prossima ad una rapida archiviazione l’indagine sulla morte di Mattia Mingarelli. L’autopsia sembrava avvalorare la tesi della disgrazia piuttosto che quella dell’omicidio. La Procura di Sondrio però vuole dare alla famiglia del 30enne comasco le risposte che mancano. C’è ad esempio un “buco nero” di almeno due-tre ore in cui non si sa come il giovane abbia trascorso il tempo. Il corpo trovato sotto il pilone della seggiovia è sempre stato lì o è stato spostato dopo il decesso? Non sarebbero emersi segni di trascinamento sulla neve, secondo Il Giorno. Si attende il sopralluogo nella zona del rifugio dei Barchi, ma anche l’esito degli esami tossicologici, con campionature compiute durante l’autopsia. E si aspettano anche i risultati di laboratorio dei Ris di Parma su alcuni oggetti prelevati nello chalet e nel rifugio alpino, ancora oggi sotto sequestro nonostante il gestore non risulti indagato. (agg. di Silvana Palazzo)

MATTIA MINGARELLI, PERCHÉ SI CONTINUA A INDAGARE

Restano ancora misteriose le circostanze relative alla morte di Mattia Mingarelli, il 30enne rappresentante di commercio trovato la vigilia di Natale senza vita a poche decine di metri dal rifugio Barchi, in Valmalenco. Era scomparso il 7 dicembre, poi dopo giorni di ricerche la scoperta del cadavere. Nonostante l’autopsia ridimensioni l’ipotesi dell’omicidio, si continua a indagare perché sono ancora troppi i punti oscuri su cui la Procura vuole fare luce. A partire dal luogo del ritrovamento del corpo, ma ci sono anche le fratture alla testa, considerate compatibili non solo con una caduta accidentale, ma anche con colpi inferti da un corpo contundente. Venerdì in zona è in programma un sopralluogo del perito della famiglia del giovane, Umberto Genovese, e del patologo del pm, Paolo Tricomi, come riportato da Il Giorno. I due, che saranno accompagnati dai carabinieri di Sondrio, dovranno provare a ricostruire il percorso effettuato da Mingarelli fino al punto in cui è stato trovato morto.

FISSATO SOPRALLUOGO NEI BOSCHI

Nei giorni scorsi si è tenuto il funerale di Mattia Mingarelli, il cui corpo è stato cremato prima della funzione. Il piccolo santuario della Madonna di Loreto, ad Albavilla, non è riuscito a contenere le persone che hanno voluto stringersi attorno alla famiglia del 30enne. Gli obiettivi delle fotocamere, come riportato dal Corriere di Como, sono rimasti lontani nel rispetto di una richiesta fatta dalla famiglia. L’ipotesi più concreta sembrava quella di un incidente, ma altre piste sono rimaste aperte. Per questo durante la funzione religiosa il silenzio è stato spesso rotto dalle urla di dolore e dalla richiesta di “giustizia”. Tra i presenti anche l’ex sindaco di Albavilla, presidente del consiglio regionale, Alessandro Fermi: «Conosco Mattia e la sua famiglia da tanti anni – ha detto Fermi al termine della funzione ai microfoni del quotidiano – Manterrò in me il ricordo di un ragazzo pieno di vita, sempre sorridente, solare. Mancherà proprio quella gioia che era in grado di esprimere e diffondere».