Tiene banco la sospensione della sentenza e la messa in prova per il 17enne che bruciò vivo e uccise il clochard Ahmed Fdil nel dicembre del 2017 a Verona. L’avvocato Alessandra Bocchi ha spiegato ai microfoni di Adnkronos: «E’ una situazione difficile, il mio cliente viene da un Paese in cui non ci sono questi sconti di pena. Prendo atto dell’ordinanza di sospensione, perché non si tratta di una sentenza, che però non condivido per il tipo di reato». Prosegue il legale: «Si tratta di omicidio aggravato in concorso, con minorata difesa dato che Ahmed non poteva difendersi trovandosi all’interno dell’auto in cui viveva. Un reato che non si può scontare con il volontariato, come la ginnastica o la psicoterapia. Il ragazzo ha 17 anni, ne fa 18, ma si deve anche comprendere il disvalore sociale dell’azione». Una battuta su come ha preso la notizia il nipote della vittima: «Malissimo. Ha chiesto al giudice quanto valesse la vita dello zio. Il giudice gli ha chiesto di farselo spiegare dal suo avvocato e la risposta è stata la richiesta di giustizia e non di vendetta. Una situazione imbarazzante, anche quando Salah ha definito tutto questo un circo, prima di uscire spontaneamente dall’aula». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
SENTENZA SOSPESA E MESSA IN PROVA PER IL 17ENNE
Nessuna sentenza, messa in prova e nessun risarcimento ai familiari di Ahmed Fdil: questa la decisione del giudice Maria Teresa Rossi sul caso del clochard bruciato vivo lo scorso 13 dicembre 2017 a Santa Maria di Zevio, provincia di Verona. Unico imputato per il terribile gesto e la morte del 64enne marocchino è un ragazzo di 17 anni, che uccise il senzatetto all’interno dell’automobile che utilizzava come abitazione. La decisione del Tribunale dei Minori di Mestre prevede l’affidamento in prova per il colpevole, sospendendo il processo per tre anni. Come evidenziano i colleghi de Il Messaggero, il diciassettenne era accusato di aver dato fuoco alla vettura di Ahmed insieme a un amico 13enne, uscito dal procedimento perché non imputabile (minore di 14 anni, ndr).
CLOCHARD BRUCIATO VIVO, NESSUN RISARCIMENTO ALLA FAMIGLIA
Alessandra Bocchi, legale dei familiari di Ahmed, ha commentato ai microfoni dell’Ansa: «Non me l’aspettavo. In riferimento alla decisione del giudice Maria Teresa Rossi, prendiamo atto dell’ordinanza l’accettiamo e la rispettiamo». Prosegue l’avvocato: «Tuttavia, considerato il tipo di reato, ovvero l’omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa, secondo noi si sarebbe potuti arrivare a sentenza». Una doppia beffa per la famiglia del marocchino, che non si è potuta costituire parte civile perché la legge non lo ammette nei processi con imputati minorenni. Ricordiamo che i due minorenni, il 17enne processato e l’amico 13enne, raccontarono alle forze dell’ordine: «Siamo andati a Santa Maria perché non avevamo niente da fare. Davamo molto fastidio a quel signore, lo facevamo per noia».