Il processo per la strage di Erba si è concluso con la condanna all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi, ma “Le Iene” solleva molti dubbi sulla colpevolezza dei due coniugi e percorre una verità alternativa: le prove traballerebbero, sarebbero stati trascurati testimoni ed elementi, a partire da Chemcoum Ben Brahim, spacciatore e amico di Azouz che sostiene di aver riconosciuto vicino al luogo del massacro Pietro Castagna. Quest’ultimo ha deciso di agire denunciando il programma insieme al fratello. «Abbiamo diffidato quattro volte Le Iene: la prima a novembre, l’ultima due giorni fa. Loro insistono. Ripetono che non vogliono puntare il dito contro nessuno. Poi però…», ha dichiarato a Repubblica. Pietro Castagna non risparmia critiche al programma. «Questa ricostruzione televisiva fa credere a chi l’ha fatta che sia possibile riassumere in due ore un processo durato anni e tre gradi di giudizio, con 26 giudici. E metterlo in discussione». E rilancia: «Riescono in due ore a fare quello che al collegio difensivo dei due condannati non è riuscito in un processo lunghissimo?». Pietro Castagna è convinto della colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi: «L’ergastolo si basa su dieci capisaldi. Anche ammesso che due o tre non siano soddisfacenti, questo non compromette l’impianto accusatorio e le prove che hanno portato alla condanna». (agg. di Silvana Palazzo)



STRAGE DI ERBA, I CASTAGNA DENUNCIANO LE IENE

Dopo giorni di polemiche tra giornalisti, popolo del web e semplici spettatori dello Speciale fatto da Le Iene sulla Strage di Erba – considerato “revisionista” e in completa difesa della posizione di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati all’ergastolo – arriva la parola definitiva da parte della famiglia Castagna: come riportato interamente sul profilo Facebook di Selvaggia Lucarelli (da subito schierata contro i servizi di Antonino Monteleone delle Iene, ndr) il comunicato stampa di Pietro e Beppe Castagna annuncia azioni legali contro la trasmissione di Mediaset. «Lo speciale de “Le Iene” andato in onda martedì sera ci obbliga a prendere una posizione. A dodici anni da un dramma che ha strappato nel sangue la nostra famiglia – togliendoci nostra madre, nostra sorella e Youssef, con anche il sacrificio della signora Cherubini e segnando per sempre le nostre vite – dopo 3 gradi di giudizio seguiti con dolorosa pazienza in ogni udienza, interrogatorio, analisi di prove; dopo 3 sentenze di colpevolezza ormai definitive; vorremmo solo vivere le nostre vite». I due figli di Carlo Castagna, tirati in ballo nel lungo speciale de Le Iene, volevano preferire il silenzio e per tempo non hanno replicato alle accuse o insinuazioni fatte dai servizi di Monteleone, ma ora dopo il clamore suscitato dall’ultimo speciale in prima serata, hanno deciso di reagire. «da aprile dello scorso anno sino a ieri, siamo stati fatti oggetto di un’incredibile ed ingiusta campagna di sospetti, con azioni radio-televisive rivolte non ad una asserita verità e nemmeno ad un esercizio (sterile) di revisione di prove già spese ed a processi ormai esauriti, ma ad insinuare nel pubblico un sospetto infame su Pietro. L’insinuazione, tanto più fintamente celata, è ancora più grave di una accusa plateale: semina il dubbio e rovina per sempre chi, così, è vittima due volte».



L’ATTACCO DI SELVAGGIA LUCARELLI

Secondo la famiglia sterminata nella Strage di Erba, l’azione fatta dalle Iene è l’esatto contrario di un servizio giornalistico imparziale: «chiedendo giustizia a chi è chiamato per ruolo ad affermarla e dando così incarico al nostro legale di perseguire ogni diffamazione, specie se insinuante. Dato che questa aberrante attenzione non si placava, abbiamo deciso di farci sentire una volta per tutte in un confronto diretto e serio con Franca Leosini, confidando di poter poi tornare alle nostre vite». Secondo Pietro e Beppe Castagna, le Iene non si sono limitate ad una semplice ma discutibile affermazione di innocenza nei confronti di Olindo e Rosa, «ma si sono abbandonate a subdole insinuazioni di colpevolezza, annunciate sin dai promo: inaccettabili, per la gravità assoluta del crimine anche solo avvicinato a Pietro. Crediamo con fermezza che le responsabilità si facciano valere nelle aule di Giustizia e questo vale per tutti». La giornalista del Fatto Quotidiano, Selvaggia Lucarelli, in più occasioni ha sottolineato come le “prove” portate da Monteleone in realtà non avessero reale fondamento e che i tre gradi di giudizio, seppure abbiano lati oscuri su alcune prove e alcune testimonianze, restano un indirizzo piuttosto chiaro e netto su come siano andate le cose in quel pomeriggio maledetto di Erba dell’11 dicembre 2006. Mostrando alcuni pesanti insulti e accuse fatte sui social contro Pietro Castagna, la Lucarelli ha postato quanto segue attaccando il “revisionismo”: «Dopo il servizio de #leiene con pesanti insinuazioni su Pietro Castagna, figlio fratello zio delle vittime della tragedia di Erba, oggi Pietro Castagna si è svegliato così. Con il popolino che ora lo vede come un assassino. In un paese civile questo programma andrebbe chiuso ora».

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