Nelle scorse ore si è parlato molto del possibile commissariamento di Inps e Inail, con il futuro dei due enti legato alle decisioni del governo su reddito di cittadinanza e quota 100. Ma giungono smentite qualificate: il Ministero del Lavoro ha precisato di non essere intenzionato a procedere in questa direzione. La norma che prevede il ritorno a un consiglio di amministrazione non prevederà alcuna decadenza degli attuali vertici: le funzioni saranno riviste seguendo una logica di una gestione collegiale degli enti. Come sottolinea Tg Com 24, dal Ministero non sarà presentata alcuna norma che ponga alcun commissario a capo dei due enti. Luigi Di Maio mette fine, forse, alle voci circolate ieri: il governo M5s-Lega non sembrerebbe intenzioni a passare alle epurazioni. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



LE INDISCREZIONI DELLE ULTIME ORE

Inps e Inail corrono verso il commissariamento. L’ipotesi sta prendendo seriamente piede in queste ultime ore, come riferito anche dall’edizione finanza di Repubblica. Il futuro dei due enti di previdenza e assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, è legato a quanto deciderà il governo, che la prossima settimana varerà il decreto legge relativo alle due misure chiave della manovra di bilancio, leggasi il reddito di cittadinanza, e il cosiddetto “quota 100”, la modifica alla Legge Fornero sulle pensioni. Secondo quanto emerge, pare che l’esecutivo attualmente in carica starebbe pensando di porre fine alla figura di un presidente solo al comando, riportando in vita il sistema collegiale, il consiglio di amministrazione che è stato cancellato nel 2010 durante il governo Berlusconi-Tremonti con l’articolo 7 del decreto 78. La situazione attuale vede il numero uno dell’Inps, Tito Boeri, in scadenza al 16 febbraio, mentre quello dell’Inail, Massimo De Felice, resterà in carica fino al 15 novembre del 2020, dopo che il governo Renzi lo ha riconfermato.



SI VA VERSO IL COMMISSARIAMENTO DI INPS E INAIL

Se la riforma andasse in porto, fermo restando che sia costituzionale, i due enti potrebbero essere guidati da un commissariato che potrebbe poi candidarsi alla presidenza futura, come successo già in passato, ricorda Repubblica, con Sassi e Mastrapasqua all’Inps. Secondo alcuni, tale decisione del governo gialloverde potrebbe essere vista anche come un modo per “far fuori” una figura scomoda come quella di Boeri, che più volte ha espresso il proprio parere contrario su Quota 100 e Reddito di Cittadinanza, annunciando i rischi di sostenibilità per il governo di queste due misure considerate molto costose. Di Maio si scontrò con il numero uno dell’Inps anche in occasione del decreto dignità dello scorso luglio, quando il ministro del lavoro accusò una “manina” di aver truccato la relazione tecnica preparata appunto dall’istituto di previdenza sociale, ma in seguito approvata dai tecnici dello stesso ministro.

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