Ricorre oggi il 39esimo anniversario della morte di Piersanti Mattarella, ucciso a Palermo il 6 gennaio 1980 dalla mafia. Proprio il capoluogo siciliano oggi lo ricorda con un momento di raccoglimento scandito questa mattina dalla tromba di un carabiniere. Come riferisce Repubblica.it nell’edizione locale, la città ha ricordato il presidente della Regione Piersanti Mattarella assassinato: in via libertà erano presenti i figli Bernardo e Maria e i nipoti di Mattarella. Il prefetto Antonella De Miro, il sindaco Orlando e l’assessore Armao hanno disposto per l’occasione delle corona di fiori nell’ambito della cerimonia che ha visto anche la presenza del questore palermitano, Renato Cortese insieme ai vertici locali di carabinieri e guardia di finanza. La strada centrale di Palermo è stata chiusa al traffico per alcuni minuti. Umberto Santino, presidente del centro di documentazione Peppino Impastato, ha commentato le ultime novità relative alle intenzioni della Procura di Palermo: “Ben venga la nuova indagine per provare a fare un nome al killer del presidente Mattarella”, dice “ma ribadisco la proposta di creare una commissione parlamentare di inchiesta per esaminare in modo più complessivo gli eventi di quella travagliata stagione”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
VECCHI DELITTI NAR: LEGAME MAFIA-ESTREMA DESTRA?
Piersanti Mattarella, fratello di Sergio, attuale Presidente della Repubblica, venne ucciso il 6 gennaio del 1980 a Palermo. A 39 anni da quel delitto, firmato da una mafia che voleva fermare ad ogni costo un Presidente della Regione Sicilia che non voleva saperne di venire a patti con il malaffare, riparte la caccia al killer mai trovato. La vedova Mattarella, Irma Chiazzese, lo descrisse come l’uomo “dagli occhi di ghiaccio e l’andatura ballonzolante”. Il sospetto della Procura è che possa essere un “uomo nero”, non nel senso di carnagione, ma di legami con gli ambienti del terrorismo di estrema destra. Per questo motivo, come riportato da La Repubblica, i magistrati della Procura di Palermo hanno dato mandato ai carabinieri del reparto “Anti eversione” del Ros di passare al setaccio i fascicoli dei 33 omicidi commessi dai Nar, i nuclei armati rivoluzionari, fra il 1977 e il 1981. L’obiettivo conclamato è quello di acquisire quanti più reperti balistici possibile: dai proiettili fino alle armi, così da poterli confrontare con i sei bossoli che raggiunsero Piersanti Mattarella all’interno della sua Fiat 132.
DELITTO PIERSANTI MATTARELLA: I SOSPETTI SUI NAR
Il primo magistrato a collegare il delitto Mattarella ai terroristi dell’estrema destra fu un certo Giovanni Falcone, che ipotizzò l’impiego di un sicario venuto da lontano. Il giudice antimafia accusò i “neri” Valerio Giusva Fioravanti e Gilberto Cavallini, i quali sono stati però assolti con sentenza definitiva, motivo per cui i due ex Nar non potranno più essere indagati per l’uccisione dell’allora Presidente della Sicilia. Nonostante le difficoltà di indagare su un delitto compiuto 39 anni fa, il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Salvatore De Luca e il sostituto Roberto Tartaglia non hanno intenzione di rinunciare a cercare una verità che potrebbe far emergere le connessioni fra mafia ed eversione nera. Gli specialisti del Ros guidato dal generale Pasquale Angelosanto cercano in particolare le tracce di una 38 special con una canna che ha “8 rigature destrorse” ed un revolver dello stesso calibro: il sicario sparò infatti con due armi, la seconda gli fu passata dal complice, che era alla guida di una Fiat 127 bianca.