E’ distrutto il padre di Emily Formisano, la bimba di 8 anni morta sullo slittino due giorni fa, dopo essere finita contro un albero. Ciro, così si chiama il genitore della piccola, operaio specializzato della ditta Dana Brevini di Reggio Emilia, non riesce a darsi pace dopo la tragedia: «Il mio è angelo è morto, perché non sono morto io?». Così invece racconta a Fanpage Anna Zecchini, responsabile del settore pattinaggio dell’Unione sportiva La Torre di Reggio Emilia, frequentata dalla piccola vittima: «Era la bambina che tutti i genitori vorrebbero». Mara Pinotti, l’allenatrice, invece spiega: «Era un po’ timida, ma aveva un bel sorriso. Aveva un carattere che mi piaceva tanto. Perché, magari, arrivava in palestra con tanti pensieri in testa, poi si metteva i pattini, mi guardava con il suo bel sorriso e vedevo che si trasformava. In pista mi sembrava sempre felice». Sconvolti i vicini i casa della piccola Emily: «A volte portava a spasso i miei cagnolini – dice una vicina con la voce rotta dalla commozione – amava tantissimo gli animali e aveva la passione per il pattinaggio. È tremendo quanto è accaduto, la madre ripeteva spesso che Emily era la luce dei suoi occhi. Mi auguro che almeno lei (la mamma Renata, ndr) si riprenda». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EMILY, MORTA SU SLITTINO: MAMMA INDAGATA
Forse la piccola Emily, bimba di 8 anni morta sullo slittino due giorni fa, si sarebbe potuta salvare. Gli inquirenti che hanno aperto un’indagine stanno setacciando l’impianto sciistico dove è avvenuta la tragedia, e si sono in particolare soffermati su un cartello che vietava l’uso dello slittino sulla pista nera incriminata, scritto solo in tedesco. E’ questo, come scrive Repubblica, l’elemento principale su cui si stanno focalizzando gli investigatori in queste ore, per trovare eventuali responsabili/colpevoli della morta della piccola di Reggio Emilia. La procura di Bolzano, come vi abbiamo riportato già nella giornata di ieri, ha aperto un’inchiesta, ed ha disposto il sequestro della pista nera del Corno del Renon, dove Renata Dyakowska e la figlia Emily Formisano, sono scese con il proprio slittino, terminando la propria corsa contro un albero. La donna si trova ancora ricoverata in gravissime condizioni presso la struttura ospedaliera bolzanina, e gli inquirenti l’hanno iscritta sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo. Assieme a lei, come previsto, il responsabile della società che gestisce le piste del Corno del Renon.
BIMBA MORTA SU SLITTINO: POLEMICO PER IL CARTELLO IN TEDESCO
Il pubblico ministero che dirige l’indagine ha effettuato un sopralluogo sulla pista nera, scoprendo appunto il cartello in tedesco che vieta l’utilizzo dello slittino, all’imbocco della discesa. Più in basso, a circa un centinaio di metri sotto, era stato invece posto il cartello con il simbolo “divieto di slittino”, ma a discesa già iniziata. Alessandro Urzì, consigliere provinciale dei Fratelli d’Italia, ha commentato la vicenda con tali parole: «La rimozione sui sentieri di montagna da parte dei gestori e ora anche sulle piste da sci di indicazioni fondamentali in italiano ora si può capire a quali tragedie possa portare. Si può rischiare o perdere la vita se le avvertenze sulla pericolosità di un luogo sono solo in lingua tedesca». Simile il pensiero di Claudio Della Ratta, consigliere comunale del Pd di Bolzano: «È paradossale che, con tutti i turisti italiani che frequentano le piste altoatesine, si pensi sia sufficiente apporre dei cartelli solo in lingua tedesca».