Continua ad essere avvolta nel mistero la scomparsa di Luca Tacchetto. L’architetto padovano trentenne, partito con l’amica canadese Edith Blais, ha fatto perdere i suoi contatti in Burkina Faso dallo scorso 15 dicembre. E’ quello il giorno in cui il giovane invia alla famiglia una foto ed un video che li ritrae in compagnia della sua compagna di viaggio, sorridenti, in casa di un francese conosciuto pochi giorni prima e sposato con una burkinabè. Da quel momento in poi però, i contatti si interrompono innescando un vortice di ansia e paura. Patrick Gagnon, imprenditore canadese, si è messo sulle loro tracce ed ha fatto una scoperta importante. Come rivela TgCom24, infatti, i due ragazzi sarebbero stati visti lo scorso 22 dicembre, una settimana dopo l’ultima comunicazione con la famiglia, lontani dall’itinerario del loro viaggio. “È verosimile che siano stati rapiti”, ha commentato l’uomo. L’ipotesi del sequestro, dunque, si fa sempre più strada nel silenzio assordante che da giorni ha colpito la famiglia Tacchetto, aggrappata più che mai alle ultime tracce lasciate dal figlio prima della scomparsa.
LUCA TACCHETTO RAPITO DA GRUPPO JIHADISTA? L’IPOTESI CHOC
Il giorno seguente all’ultimo contatto avuto con la famiglia, Luca Tacchetto e l’amica si sono diretti in Togo, loro meta finale e dove avrebbero collaborato come volontari alla costruzione di un villaggio. Tuttavia, non sono mai giunti nella capitale Ouagadougou. Pare che i due si siano diretti – sotto consiglio del loro nuovo amico francese – prima a Sindou, località a 50 chilometri dalla città di Banfora, principale attrazione del Brukina Faso. Tesi, questa, confermata anche dal giornalista freelance Matteo Koffi Fraschini: “Sono riuscito a parlare con la guida che però vuole mantenere l’anonimato. Ha saputo che i due ragazzi volevano andare a Sindou, probabilmente per visitarla. Qualcuno ha notato la loro auto a Banfora e quindi pare siano spariti nella tratta che dal capoluogo porta alle famose pietre”, ha commentato il cronista. Lo stesso Fraschini ha quindi aggiunto: “Non si può escludere che si siano imbattuti in qualche gruppo jihadista che potrebbe aver interesse a sequestrare degli occidentali non tanto per ottenere un riscatto, quanto per lanciare un messaggio al governo, dimostrando l’instabilità del territorio”. Ipotesi senza dubbio inquietante ma che è stata sostenuta anche dall’imprenditore canadese, facendo salire ulteriormente l’ansia presso le due famiglie coinvolte.