Ai giornalisti che hanno chiesto informazioni riguardo il ristorante parigino “Corleone” gestito dalla moglie di Totò Riina, è stato risposto di rispettare la privacy e che il personale non rilascia interviste. Secondo quanto emerso la proprietà dell’esercizio non sarebbe di Lucia Riina e del marito Vincenzo Bellomo, ma di due francesi. Bellomo è un ex rappresentante di prodotti vinicoli e alimentari e secondo quanto riporta Repubblica.it è stato visto spesso nel locale, che comunque ha un design molto discreto da tipico bistrot parigino, abbellito dai quadri di Lucia Riina che in età adulta ha sviluppato una forte passione artistica. (agg. di Fabio Belli)



POCHE INFORMAZIONI SUL LOCALE DI LUCIA RIINA

Le poche informazioni relative al ristorante “Corleone”, aperto dalla figlia di Totò Riina, Lucia, a Parigi nei dintorni dell’Arco di Trionfo, riguardano la cucina che si potrà assaporare al suo interno. Ovviamente cucina siciliana, anzi, “autentica cucina siciliana-italiana da scoprire in un ambiente elegante e accogliente”, come si può leggere sul profilo Facebook ufficiale del locale, l’unica fonte dalla quale si possono reperire notizie certe, non avendo Lucia Riina rilasciato personalmente dichiarazioni ufficiali sull’apertura del locale. All’interno del quale vengono anche esposti quadri della stessa Lucia, pittrice da diversi anni. La proprietà del locale “Corleone by Lucia Riina” è intestata alla società per azioni Luvitopace, con un capitale sociale di mille euro, il cui presidente è Pierre Duthilleul. (agg. di Fabio Belli)



A PARIGI IL RISTORANTE “CORLEONE”

Nel giorno in cui si apprende che una cartella esattoriale da 2 milioni di euro è stata da parte di Riscossione Sicilia ai parenti dello scomparso Totò Riina, ex capo di Cosa Nostra, in quanto rimborso delle spese carcerarie per la detenzione del boss, fa discutere un’altra notizia ce riguarda proprio la famiglia Riina. Infatti, Lucia, una delle sue figlie, ha da poco aperto un ristorante a Parigi nei pressi dell’Arco di Tronfo e il nome del locale è tutto un programma: “Corleone by Lucia Riina”. La donna 39enne, ultimogenita del boss, propone infatti agli avventori una cucina italiana e siciliana e ha deciso di pubblicizzare la sua attività su Facebook, volendo marcare una sorta di cambiamento e nuova vita in quel della capitale francese. Ad ogni modo la titolare dell’esercizio commerciale non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito, chiedendo come riposta Il Fatto Quotidiano “il rispetto della privacy”, probabilmente per evitare ulteriore clamore mediatico. (agg. di R. G. Flore)



CARTELLA ESATTORIALE DA 2 MILIONI DI EURO

L’Italia presenta il conto ai parenti di Totò Riina: una cartella esattoriale di circa due milioni di euro è stata infatti notificata da Riscossione Sicilia ai parenti del capo dei capi di Cosa Nostra, arrestato il 15 gennaio del 1993 e morto il 17 novembre 2017, dopo ventiquattro anni di detenzione in regime di 41 bis. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, lo Stato è intenzionato a riscuotere il rimborso per le spese carcerarie del boss mafioso durante la sua permanenza dietro le sbarre. E ad attivare la procedura di recupero del credito sarebbe stato proprio il carcere di Parma, ovvero l’ultimo istituto penitenziario che ha ospitato il capomafia, mediante il Ministero della Giustizia. Secondo quanto riportato da La Repubblica, però, al netto dei desideri della casa circondariale, la famiglia ha fatto sapere di non essere intenzionata a pagare poiché “non è tenuta a farlo”.

MAFIA, 2 MILIONI DI EURO CHIESTI A PARENTI RIINA: IL PARERE DEL LEGALE

La richiesta di rimborso per le spese carcerarie, pari a due milioni di euro, presentata dallo Stato ai parenti di Totò Riina è un atto dovuto? Ne è convinto il legale dei familiari del boss di Corleone dopo l’istanza presentata dal carcere di Parma attraverso il Ministero della Giustizia. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, l’avvocato Luca Cianferoni ha commentato in questi termini la richiesta di recupero del credito:”A noi sembra una boutade, perché la legge esclude espressamente che il rimborso per le spese di mantenimento in carcere si estenda agli eredi del condannato. Perciò stiamo studiando bene la questione per vedere in che termini è“. A La Repubblica, il legale dei Riina ha ribadito:”Riteniamo che la richiesta sia infondata. La legge esclude espressamente che si estenda agli eredi del condannato il rimborso delle spese di mantenimento in carcere. Stiamo facendo le nostre verifiche, ma la le norme sono chiare in questo senso e le faremo valere se necessario“.