Come si cattura uno dei più pericolosi boss di camorra? Basta chiedere a Catello Maresca, magistrato della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Napoli, autore dell’arresto di Michele Zagaria, capo del clan dei Casalesi rimasto latitante per 16 lunghissimi anni prima della cattura avvenuta il 7 dicembre del 2011 nel suo covo, un bunker di cemento armato, costruito sotto un’abitazione di Casapesenna. Un’indagine ricca di colpi di scena, intuizioni, depistaggi, che Catello Maresca ripercorrerà nel dettaglio, analizzando le fasi cruciali della più importante operazione antimafia in Campania negli ultimi dieci anni. Tutto ciò in due puntate in prima serata de “Il giorno del giudizio”, programma in onda in prima tv assoluta sul Nove mercoledì 9 gennaio e giovedì 10 a partire dalle ore 21:25.
CATELLO MARESCA E L’ARRESTO DI MICHELE ZAGARIA
Era attentissimo ai dettagli Michele Zagaria, l’ultimo boss dei Casalesi arrestato da Catello Maresca. Un latitante puntiglioso, tutto meno che sprovveduto, che ha costretto gli inquirenti, e in particolare il magistrato napoletano, ad immedesimarsi, a provare a pensare con la mentalità del capoclan di camorra. In Italia, per la sua rete di affari negli appalti pubblici, Zagaria veniva considerato una sorta di re del cemento armato. E proprio sotto un covo di cemento armato, costruito diversi metri sotto il livello del suolo, si nascondeva Zagaria il giorno del suo arresto. Un blitz iniziato all’alba e terminato diverse ore dopo, verso mezzogiorno, quando il capo dei casalesi provato dall’assenza di elettricità, senza ormai vie di fuga, decise di arrendersi, consegnandosi agli inquirenti con queste parole: “Avete gridato voi lo Stato ha vinto? Lo avete detto voi? Lo Stato vince sempre, lo so”.