Svolta nel caso di Daniela Bani, la donna uccisa il 22 settembre 2014 a Palazzolo sull’Oglio, in provincia di Brescia. Per quel cruento delitto fu ritenuto responsabile il marito Chaanbi Mootaz, tunisino 40enne, il quale secondo l’accusa aveva ucciso la donna con 39 coltellate per poi fuggire nel suo Paese di origine al fine di evitare il carcere. Oggi, l’uomo è stato arrestato in Tunisia dopo oltre quattro anni di latitanza, dalla polizia locale. A renderlo noto, come spiega il quotidiano La Stampa, sono fonti del Viminale. Giuseppina Ghilardi, madre della vittima, si è limitata a commentare: “Ringrazio Matteo Salvini perché senza il suo intervento non sarebbe stato fermato”. Lo stesso ministro dell’interno ha commentato: “L’arresto di questo criminale, scappato in patria dopo l’orribile omicidio della madre dei suoi figli, non restituirà Daniela, ma ci fa sperare che sia fatta finalmente giustizia: deve pagare tutto!”. Salvini, tramite i social, ha quindi ringraziato le Autorità di Tunisi che hanno collaborato con gli investigatori italiani riuscendo ad intercettare e ad arrestare il presunto responsabile dell’omicidio della giovane Daniela. “Invio un abbraccio affettuoso alla signora Giuseppina e ai suoi due nipotini”, ha chiosato Salvini.
OMICIDIO DANIELA BANI: ARRESTATO IL MARITO CHAANBI MOOTAZ
Il tunisino Mootaz, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, perse la testa uccidendo brutalmente la moglie Daniela Bani, madre dei suoi due figli. Alla base dell’omicidio, la folle gelosia dell’uomo che scatenò tutta la sua ferocia proprio davanti ai suoi bambini. Dopo aver ucciso la moglie, salì in auto e raggiunse l’aeroporto di Orio al Serio – dove fu ritrovata la sua Ford Focus – da dove partì verso la Tunisia e quell’ingiusta libertà terminata ufficialmente oggi. Quello di Daniela fu un delitto premeditato, compiuto con estrema freddezza dopo averlo preparato da mesi, compresa la fuga nel suo Paese di origine. Tra i due coniugi, come spiegato dai vicini di casa, non mancavano le continue liti dovute al passato complicato di lui, disoccupato con precedenti per spaccio. L’uomo in Appello era stato recentemente condannato in Appello a 30 anni di carcere ma ha vissuto fino ad oggi libero ed impunito in Tunisia. Ora è attesa la sua estradizione in Italia.