La procura di Catania ha aperto un’inchiesta in merito allo sbarco dei 47 migranti della Sea Watch 3. Come scrive Rai News, l’indagine è stata aperta al momento contro ignoti e il reato ipotizzato è quello di associazione a delinquere finalizzata all’agevolazione dell’immigrazione clandestina. Il procuratore Carmelo Zuccaro ci tiene comunque a sottolineare che non è emerso alcun rilievo penale nei confronti della Ong e nella condotta tenuta in occasione del salvataggio dei profughi nel Mediterrano. «L’imminente e previsto peggioramento delle condizioni meteo marine in zona – scrive il procuratore capo – induceva il comandante a procedere verso le coste orientali della Sicilia piuttosto che dirigersi verso le coste tunisine, benché più vicine in termini di distanza. Una decisione apparsa giustificata agli investigatori perché la rotta tunisina avrebbe costretto la nave a muoversi in direzione della perturbazione meteo in arrivo». Una scelta, quella della Sea Watch di dirigersi verso le coste italiane e non quelle tunisine, derivante dal fatto che le autorità magrebine si erano mostrate ostili nei confronti dell’Ong, fatto che trova conferma anche «nelle dichiarazioni del responsabile di Mrcc olandese ai colleghi italiani – prosegue Zuccaro – che ha asserito di avere richiesto alle autorità tunisine di consentire l’approdo nei loro porti del natante, senza riceverne alcuna risposta». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SEA WATCH 3 BLOCCATA A CATANIA

La Sea Watch fa chiarezza dopo i fatti delle ultime ore, è arrivata la smentita sul blocco amministrativo. Ecco le parole dell’Ong: «A Sea Watch non è pervenuta alcuna notifica di blocco amministrativo: questa mattina la Guardia Costiera è arrivata a bordo presentando la relazione dell’attività ispettiva che è stata fatta nella giornata di ieri. SI riscontrano alcune piccole attività da fare a bordo per poter ripartire in sicurezza. Attività che si possono svolgere nel giro delle prossime 24 ore e che sono normali attività di uno scalo tecnico di una nave che non tocca porto dal 14 dicembre». Prosegue Sea Watch: «Non ci sono tuttavia le basi per un sequestro amministrativo: in questo momento la nave non è in blocco. Aspettiamo la decisione della Guardia Costiera in merito alla relazione presentata. Chiariamo inoltre, rispetto alle questioni sulla registrazione della nave, che è registrata regolarmente come nave da diporto nel registro reale olandese, il suo è di nave da soccorso. Per la lunghezza e la stazza della nave questo non sarebbe possibile in Italia, ma per la legislazione olandese è assolutamente regolare ed è stato accertato recentemente dalle autorità ispettive dello stato di bandiera a Malta quando la nave è stata in stato di blocco immotivato per quattro mesi». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



“UN PRETESTO PER FERMARE I SOCCORSI”

La Sea Watch non ci sta dopo la decisione della Guardia Costiera italiana di imporre all’imbarcazione il blocco nel porto di Catania, dopo le irregolarità riscontrate a bordo: “Solo un pretesto tecnico per fermare i soccorsi!”. Tramite Twitter, la Ing tedesca esprime il suo pensiero su ciò che sta accadendo in queste ore parlando di una “chiara pressione politica” che starebbe spingendo le autorità a cercare pretesti tecnici per fermare le attività di soccorso in mare. Quindi la stessa Ong ha confermato che la loro nave battente bandiera olandese è in stato di fermo amministrativo. Ma il “pretesto tecnico” è stato Toninelli a spiegarlo bene in un post Facebook. “Stiamo parlando di una imbarcazione registrata come pleasure yacht, che non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare”, ha reso noto il ministro. E sui social, Twitter in primis, si sono scatenati i commenti. Toninelli ha quindi incalzato il governo olandese ad un suo intervento in merito alla questione che coinvolge una “imbarcazione di una Ong tedesca che chiede e ottiene la bandiera dei Paesi Bassi per scorrazzare nel Mediterraneo agendo fuori dalle regole”. Al momento non è ancora giunta la replica. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



NAVE IRREGOLARE: SCATTA IL FERMO A CATANIA: “REGISTRATA COME UNO YACHT”

Sea Watch è registrata in realtà come… uno yacht. E’ questa la clamorosa scoperta resa pubblica in queste ultime da parte di Danilo Toninelli, il ministro dei trasporti e delle infrastrutture. In un post sulla propria pagina Facebook, l’esponente del governo ha spiegato il perché del fermo amministrativo a Catania scrivendo: «Stiamo parlando di un’imbarcazione registrata come pleasure yacht, che non è in regola per compiere azioni di recupero dei migranti in mare. E mi pare ovvio, visto che è sostanzialmente uno yacht. In Italia questo non è permesso. Se tu, milionario, compri uno yacht, vai in navigazione per piacere, non per sostituirti alla Guardia Costiera libica o di altri Paesi». Toninelli ha quindi voluto ringraziare le capitanerie di porto per il lavoro svolto, e si è poi posto una domanda: «Il governo olandese non ha nulla da dire rispetto a una imbarcazione di una Ong tedesca che chiede e ottiene la bandiera dei Paesi Bassi per scorrazzare nel Mediterraneo agendo fuori dalle regole?». Ovviamente differente il pensiero della stessa Sea Watch, che parla di fermo amministrativo come semplice «pretesto tecnico per fermare i soccorsi». Vedremo chi avrà ragione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

SEA WATCH 3: SCATTA IL FERMO AMMINISTRATIVO

Il timore avanzato dalla stessa Ong Sea Watch dopo l’ordine di sbarco spostato da Siracusa a Catania, ora si “avvera”: non la Procura (come temevano) ma la Guardia Costiera ha deciso di bloccare la nave Sea Watch 3 dopo l’arrivo dei 47 migranti (ripartiti in 9 Paesi, Italia compresa) al termine di un infinito braccio di ferro tra il Ministro Salvini, il Governo italiano e l’Unione Europea. «Durante l’attività ispettiva della Guardia Costiera sulla nave Sea Watch 3 sono state rilevate una serie di non conformità relative sia alla sicurezza della navigazione che al rispetto della normativa in materia di tutela dell’ambiente marino, che non permettono la partenza dell’unità fino alla loro risoluzione», spiega il Comando Generale delle Capitanerie di Porto giusto questa mattina. Sempre secondo la Guardia Costiera, le varie non conformità della nave dovranno essere risolte «anche con l’intervento dell’Amministrazione di bandiera, in cooperazione con gli ispettori specializzati della Guardia Costiera e il 6° Reparto – Sicurezza della Navigazione del Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia Costiera. Fino alla loro risoluzione -precisa la Guardia Costiera- l’unità non potrà lasciare il porto di Catania».

LO SCONTRO CON SALVINI

Giusto ieri la Ong tedesca – con la nave che invece batte bandiera olandese – aveva accusato il Governo italiano di voler mettere in stato di fermo l’imbarcazione perché nella Procura di Catania, a diversa delle altre siciliane, già in passato sono partite numerose inchieste sul legame tra Ong e trafficanti di migranti. Proseguono in parallelo anche gli accertamenti della squadra mobile della polizia e della guardia di finanza «per ricostruire le fasi del salvataggio e anche quelle, successive, che hanno portato la nave fin davanti alle coste della Sicilia», come riporta la Stampa. Intanto non si placa lo scontro “diretto” tra il Ministro degli Interni e la Ong che nelle ultime settimane ha rappresentato, di fatto, l’ostacolo più grande alla politica esterna in materia di immigrazione del Governo gialloverde. «Secondo voi perché i “signori” della nave Ong #SeaWatch hanno paura della Polizia a bordo???», scrive Salvini sui proprio social. Poco prima infatti l’account Twitter della Ong aveva scritto lamentandosi con il fermo della notte, «siamo costretti a rimanere a Catania per la notte. Il cambio equipaggio previsto per oggi ci è stato negato. A bordo le richieste di informazioni da parte della polizia continuano: nel frattempo il Mediterraneo rimane senza navi civili di soccorso».