Sono trascorsi 346 anni dalla “prima” dell’opera Il Malato immaginario di Moliere e Google, popolare motore di ricerca, attraverso un suo tradizionale “scarabocchio”, ovvero doodle, ha voluto omaggiare a suo modo l’autore, Moliere. Il commediografo francese insieme a Corneille e Racine rappresentò a tutti gli effetti uno dei nomi più celebri e importanti del teatro classico in Francia del XVII secolo. Moliere morì all’età di 51 anni di tubercolosi, il 17 febbraio 1673, esattamente ad una settimana dal debutto. Una morte attorno alla quale ci sono state finora diverse teorie e leggende. Secondo la versione “ufficiale”, l’autore morì nella notte tra le braccia di alcune suore che lo avevano accompagnato a casa. Sul suo decesso però ci sarebbe anche una seconda versione che suona come una sorta di leggenda, seconda la quale Moliere spirò a causa delle eccessive risate mentre tentava di recitare le sue stesse battute a teatro. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



GOOGLE ‘DIMENTICA’ LE VITTIME DELLE FOIBE

Il “Malato immaginario” di Moliere, sua ultima opera teatrale, non poteva passare in secondo piano ed in occasione dell’anniversario della prima dell’indimenticata opera, Google ha deciso di pubblicare oggi un doodle particolare nel quale mostra alcune scene delle opere più famose del noto artista. Un omaggio molto sentito nei confronti dell’autore francese che con le sue opere ha dato spazio, in modo satirico, alle contraddizioni dell’uomo trasformandole in critica sociale e ispirando ancora oggi comici, commediografi e artisti satirici. Su Twitter in tanti utenti hanno notato ed apprezzato l’omaggio di Google al celebre commediografo francese ma c’è anche chi ha voluto criticare la scelta del gigante di Mountain View gridando alla vergogna, come una utente sul social: “Oggi è il giorno del ricordo, ma nessuno se lo ricorda… persino Google ricorda Moliere e non lo sterminio, le esecuzioni sommarie, torture, ladrocini, stupri che hanno subito i Croati e gli Italiani che vivevano nell’Istria”. Il riferimento è proprio alle vittime delle foibe il cui Giorno del ricordo si celebra in tutta Italia nella giornata odierna. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



QUANDO SORDI INTERPRETÒ DON ARGANTE NEL 1979…

Google ha voluto celebrare con uno dei suoi classici doodle, il Malato immaginario, l’opera teatrale di Moliere. Il 10 febbraio del 1673, esattamente 346 anni fa, il commediografo francese presentò al Palais-Royal quella che divenne probabilmente la sua più grande opera, e per l’anniversario, il gigante di Mountain View ha voluto ricordarla pubblicando alcune scene di altre opere famose dello stesso Moliere, come ad esempio il Don Giovanni (o Il convitato di pietra), L’Avaro e La scuola delle mogli. Non tutti sanno che dall’opera di Moliere è stato tratto anche un film tutto italiano, precisamente del 1979, con protagonisti, fra gli altri, Alberto Sordi, un giovanissimo Christian De Sica, Laura Antonelli e Giuliana De Sio. Nella pellicola Sordi interpretava Argante, un ricco proprietario terreno convinto di essere sempre malato, mentre Laura Antonelli recitava nella parte di Tonietta, la serva dello stesso nobile. Christian De Sica è invece Claudio Anzalone, il medico che cura Don Argante e che si sarebbe dovuto sposare con la figlia dello stesso magnate. Un film adattato alla Roma del ‘600 in cui la componente principale è la risata, ma con un pizzico anche di commozione. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



MOLIERE, IL DOODLE DI GOOGLE PER “IL MALATO IMMAGINARIO”

Andiamo a scoprire qualcosa di più su Molière, figura enigmatica a cui Google dedica il Doodle di oggi 10 febbraio. Nacque a Parigi il 15 gennaio 1622 e insieme a Comeille e Racine è stato uno degli autori più famosi e noti del teatro classico francese del XVII secolo, influenzando decisamente quelli che sono venuti dopo di lui. Nel 1641 ottenne la licenza ad Orleans terminando i suoi studi in diritto. Da quel momento ha iniziato a frequentare gli ambienti legati al teatro dove ha incontrato Scaramuccia Tiberio Fiorilli, inizia poi una relazione con l’attrice 22enne Madeleine Bejart che era già mamma di una bambina. Insieme a lei fonta una compagnia. Nel 1643 fondò la nota Illustre Theatre con una troupe teatrale formata da dieci persone tra cui c’era anche Madeliene. Da quel momento iniziano i problemi con i debiti e l’arresto per insolvenza che porta la compagnia a sciogliersi. Liberato dal padre della compagnia inizia a lavorare da attore ambulante con la compagnia di Charles Dufresne. Il successo sarebbe stato di lì a poco. Sposerà Armande Bejart che era ufficialmente la sorella di Madeleine, ma probabilmente in realtà era la figlia. Questo splendido artista morì di tubercolosi il 17 febbraio del 1673.

Molière, la commedia che segna il suo successo “Sganarello o il cornuto immaginario”

Alcune delle fortune di Molière arrivarono grazie a una commedia che vide la luce della prima il 28 maggio del 1660 al Theatre du Petit-Bourbon, Sganarello o il cornuto immaginario. Si tratta di una commedia in un unico atto con ventiquattro scene. Ricevette critiche molto positive come quelle di Voltaire su Vie de Molière, criticandone però alcune scelte linguistiche e anche il finale. La trama ci porta all’interno di una pubblica piazza dove Gorgibus promette sua figlia Celie a Lelie per poi invece convincerla a sposare Valere un uomo che riteneva per lei un partito migliore. La donna però è innamorata del primo e da quel momento iniziano a sorgere una serie di doppi sensi davvero molto particolari. La donna si troverà a vivere diverse situazioni in cui pensa di essere stata tradita e che poi improvvisamente la porta a diventare la “traditrice”. Finirà tutto in un grande scambio di battute e anche in qualche problema di troppo non facilissimo da gestire. Un’opera complessa che generò all’epoca molte critiche e polemiche da parte del pubblico che lo rimproverava anche di essere a tratti fuoriluogo.

Nulla manca alla sua gloria, Egli mancava alla nostra

Tra gli aneddoti più famosi legati a Molière c’è anche quello del “Nulla manca alla sua gloria, Egli mancava alla nostra”. Fu l’Accademia di Francia nel 1774 ad apporre l’iscrizione ovviamente in francese: “Rien ne manque à sa gloire, il manquait a la notre”. Nel XVII purtroppo in Francia c’erano molti pregiudizi nei confronti della commedia rispetto a quanto veniva osannata la tragedia. Addirittura ai comici era preclusa la sepoltura ecclesiastica e per questo Molière non fu accettato dall’Accademia tra gli Immortali. L’iscrizione sulla statua fu per lui un premio postumo, una sorta di risarcimento di quanto fatto invece in precedenza. La frase è stata utilizzata, assumendo un valore proverbiale, da tutte quelle comunità che erano escluse per una sorta di pregiudizio. Furono dedicati poi degli elogi biografici a Molière da autori importanti come Chamfort e Jean Sylvain Bailly nel 1769.