Come è bene che sia per le vendite, le polemiche infuriano su Sanremo. Vince Mahmood ma c’è chi dice che sia una vittoria “politica” perché il pubblico ha premiato Ultimo. Baglioni afferma che televoto ed esperti non possono stare insieme, mentre Repubblica spiega che la vera vincitrice morale è Loredana Berté, arrivata quarta, perché aveva con sé tutto il pubblico presente in sala.



Ricordiamoci però che “vincere il Festival di Sanremo” è solo uno dei modi per vincere davvero il Festival di Sanremo, perché solo tra un po’ di tempo sapremo chi ha veramente vinto il Festival di Sanremo. Il vincitore sarà quello la cui canzone è la più venduta, la più ascoltata, la più amata. In quest’ultima specialissima classifica – quella della realtà – io sono convinto che abbia buone possibilità di vittoria Simone Cristicchi, quinto assoluto nella classifica finale, e che ha vinto il premio per la miglior interpretazione e quello per la miglior composizione musicale.



Sono convinto che Cristicchi vincerà all’ora del dunque non perché, secondo quanto afferma lo stesso cantante, il sacerdote di Sanremo lo ha fermato per chiedergli l’autorizzazione ad utilizzare alcuni versi nelle sue omelie, ma perché “Abbi cura di me” è amata in modo trasversale, da tutti. Oltre che dai preti, come ho detto, anche dai critici musicali. Ma soprattutto è amata dalle persone semplici, quelle che amano le canzoni basate su quelle emozioni che Cristicchi ha saputo comunicare parlando di sé.

Tutti noi, nessuno escluso, è portatore di un pezzetto di verità. Tutti abbiamo avuto l’occasione di trovare un pezzetto di verità anche dove pensavamo non ce ne fosse. Un cantautore, come ogni artista, sente più di altri i pezzetti di verità presenti nella propria vita e si sforza, con la sua arte, di portarli in dono alla vita degli altri. Credo che Cristicchi abbia saputo portare a termine fino in fondo il proprio compito.



Ci si è chiesti se Cristicchi fosse “anche” un poeta. Non so rispondere, ma in fondo credo che questa domanda sia sbagliata. Cristicchi è prima di tutto un uomo. Limitato come tutti, ha scritto una canzone che ha saputo fare del bello il tramite per il vero e per il bene.

Mi ha colpito come fin da subito il mondo della scuola abbia amato questa canzone. Fin dalla prima esecuzione di “Abbi cura di me” hanno iniziato a diffondersi, nei gruppi “scolastici” di Facebook, le lodi dei professori che manifestavano l’intenzione di usare le parole della canzone per i loro esercizi di analisi testuale. Disprezziamo troppo spesso il mondo della scuola, per questo paghiamo così poco gli insegnanti. Eppure la scuola è in assoluto lo sforzo più quotidiano per forgiare cultura. Più di tanti luoghi “nobili” è lo spazio dove si cerca di raccontare come le convinzioni, i valori, tutto ciò che è umano, debba essere declinato in modo molto diverso a seconda delle persone. E i professori sono i prestigiatori chiamati a fare di questo sforzo un miracolo.

La scuola è il crogiolo che cerca, nonostante tutto, il terreno comune del nostro paese. Quel terreno dove dobbiamo giocoforza incontraci per vivere e crescere. Cristicchi che piace ai professori di liceo e di scuola media, mi colpisce. Ha dichiarato di aver voluto “far vivere la canzone, di stare nella misura” e coerentemente ha evitato scelte teatrali eccessive, ha preferito rimanere con i mezzi che madre natura gli ha donato ed ha affrontato “nudo”, solo con la sua voce e la sua semplice persona, il palcoscenico di Sanremo. Solo con la voce e la persona: come devono fare spesso quei professori che, non per nulla, hanno già scelto le sue parole per le proprie lezioni in classe.