Giovanni Erra, operaio condannato a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Desirée Piovanelli, la 14enne uccisa dal branco nel  a Leno (Brescia), torna a parlare dal carcere. L’uomo ha sempre respinto la accuse ed ora rilancia: “Qualcuno sa chi è il vero ed unico assassino”. A riportare la notizia è il quotidiano Il Giorno nell’edizione online, dopo l’istanza di revisione avanzata dagli avvocati di Erra, Nicodemo Gentile e Antonio Cozza sulla quale sono attualmente al lavoro. L’uomo condannato aggiunge: “Ero a casa mia quel giorno”. Alla luce di ciò, i suoi stessi difensori hanno spiegato di essere “alla ricerca di un soggetto che tempo fa” avrebbe detto a Erra “di essere a conoscenza dell’artefice dell’omicidio”. Un presunto testimone chiave che potrebbe cambiare la storia legata all’omicidio della 14enne ma anche le sorti dello stesso Erra, l’unico adulto in carcere. Per quel delitto altri tre minori furono condannati a 18, 15 e 10 anni di reclusione e già tornati in libertà, mentre Erra resta in carcere dal quale urla il suo desiderio di chiedere la revisione del processo poichè a sua detta, “è tempo di verità”. Una verità, quella finora emersa, che secondo gli avvocati dell’operaio non sarebbe del tutto convincente.



DESIRÉE PIOVANELLI, 14ENNE UCCISA: IL CASO

Per il delitto della giovane studentessa Desirée Piovanelli furono condannati in via definitiva tre minori e Giovanni Erra, l’unico ancora in carcere. Il corpo della 14enne fu rinvenuto senza vita alcuni giorni dopo il delitto nella cascina Ermengarda a Leno, poco distante dalla sua casa e da quella dei protagonisti dell’incredibile vicenda. Stando a quanto emerso dalle sentenze, Desirée venne uccisa dopo aver opposto resistenza a un tentativo di violenza sessuale. Eppure secondo il padre della giovane vittima, Maurizio Piovanelli, dietro quell’omicidio c’era molto più di un semplice tentativo di stupro. L’uomo lo scorso anno ha chiesto la riapertura del caso convinto che dietro la morte della figlia ci fosse un tentativo di rapimento da parte di una grossa organizzazione di pedofili. Lo scorso gennaio, invece, un residente di Leno presentò un esposto chiedendo agli inquirenti di essere ascoltato. Secondo le indiscrezioni, pare che l’uomo fosse intenzionato a rivelare il nome di colui che fu il mandante dell’omicidio della ragazzina.

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