Nuovo monito all’Italia ed in particolare alla crescita del Belpaese per il 2019. Tocca a Moody’s, nota agenzia di rating, sottostimare lo sviluppo del Prodotto interno lordo italiano rispetto alle precedenti previsioni. A confermarlo è stato Kathrin Muehlbronner, lead analyst per l’Italia di Moody’s, che ha spiegato: «Avevamo una stima dell’1,3% sulla crescita del Pil italiano – le sue parole riportate dall’edizione online de La Stampa – quest’anno sarà sicuramente sotto l’1%, probabilmente un valore tra 0 e 0,5%». Moody’s ha abbassato il rating sull’Italia lo scorso ottobre, e in tal caso viene specificato che «abbiamo un outlook stabile, copre un arco di 12-18 mesi e non vediamo cambiamenti. Abbiamo assunto una crescita bassa, per un paio di anni al massimo, e sotto 1%, probabilmente tra 0 e 0,5%». Previsto quindi un outlook stabile, un andamento economico costante, ma secondo la stessa agenzia di rating, non è da escludere un ritorno alle urne in tempi brevi: «C’è un significativo rischio di elezioni anticipate probabilmente dopo le elezioni europee. Difficile dire quale sarà il governo».



MOODY’S TAGLIA LE STIME DI CRESCITA DELL’ITALIA

Muehlbronner ha parlato anche del deficit italiano, e in tal caso ha sottolineato che «assumiamo un 2,5% sia quest’anno e che l’anno prossimo». L’analista di Moody’s è stato quindi interpellata sulle nuove misure introdotte dalla manovra di bilancio 2019, e il giudizio non è totalmente negativo: «L’Italia ha bisogno di riforme dalla pubblica amministrazione al mercato del lavoro – sottolinea – dalla competitività al sistema giudiziario e ne ha bisogno da molto tempo. Qualcosa è stato implementato ma non in misura da cambiare l’outlook di crescita dell’Italia. Alcune proposte del governo sono state positive, per esempio quella della Lega su semplificazione delle tasse, e il piano di investimenti. Non riteniamo che il programma di riforme sia ambizioso ma ha certamente alcuni aspetti positivi». Secondo Muehlbronner, nonostante qualche nota positiva, non vi sarebbero comunque al momento riforme in grado di invertire le prospettive di crescita dell’Italia che rimangono ai minimi storici.

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