La presidenza dell’Inps andrà a Mauro Nori. Stando alle ultime indiscrezioni circolanti sui principali quotidiani nazionali, sarebbe stato raggiunto l’accordo fra la Lega e il Movimento 5 Stelle in merito ai vertici dell’istituto nazionale di previdenza sociale. Nori diverrebbe così il numero uno per i prossimi quattro anni, mentre il suo vice dovrebbe essere Pasquale Tridico. Per Mauro Nori non sarebbe la prima volta ai vertici dell’Inps, visto che lo stesso classe 1961 è già stato direttore generale dell’istituto fra il 2010 e il 2015, poi uscito dopo l’ingresso dell’attuale presidente Tito Boeri (il cui mandato scade oggi), ed attuale consigliere del ministro dell’economia, Giovanni Tra. In base a quanto previsto dalla prassi di nomina, Mauro Nori diverrà nelle prossime ore commissario dell’Inps con decreto interministeriale Lavoro-Economia, così come si legge sull’articolo 25 del decreto numero 4, quello riguardante il reddito di cittadinanza e la quota 100.



INPS, MAURO NORI PRESIDENTE, TRIDICO VICE

In seguito, una volta che il decreto diverrà legge, il ministro del lavoro Luigi Di Maio procederà a nominarlo ufficialmente presidente e nel contempo a individuare gli altri quattro membri del consiglio di amministrazione a cinque, così come voluto dal governo gialloverde. Fra i membri vi sarà con grande probabilità Pasquale Tridico, docente di economica del lavoro a Roma Tre, classe 1975 e consigliere dello stesso titolare del Mise. A Tridico, come detto in apertura, spetterà anche il ruolo di vicepresidente dell’Inps, e verrà così riproposta l’inedita coppia di vertice vista prima della riforma datata 1994 (quella appunto del presidente più il suo vice). La notizia deve essere ancora ufficializzata e il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, si è limitato a dire che «Ancora non abbiamo deciso niente». L’uscente Boeri è in carica dal 2015, quando è stato emanato decreto del presidente della Repubblica, che ha nominato l’economista come presidente dell’Inps per quattro anni. Anche la Lega non ha confermato il presunto accordo: “Si decide tutto lunedì”.

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