Ci sono due nuovi indagati nell’omicidio di Willy Branchi: il sarto di Goro e sua moglie. Entrambi sono accusati di false dichiarazioni. Proprio il sarto aveva parlato a Le Iene del ragazzo trovato morto il 30 settembre 1988 lungo l’argine del Po a Goro, nel Ferrarese. Era stato don Tiziano Bruscagin ad indirizzare Antonino Monteleone nella sartoria perché il titolare viveva vicino al presunto assassino. «Erano in due e o tre che l’hanno preso mentre legava la bicicletta e l’hanno ammazzato», aveva detto il sarto, precisando però di non aver visto nulla, ma di riportare la testimonianza di alcuni vicini. Ma sul suo vicino aveva aggiunto: «Aveva dei figli, ma era anche omosessuale. Può darsi che prima questo ragazzo che non era normale ci andasse insieme». Il sarto però sosteneva che non era una questione di omosessualità, ma di droga. E spiegava che Willy Branchi non assumeva droga, ma la portava. Ma oggi dovrà tornare sulla sue supposizioni con gli inquirenti, a cui tra l’altro non avrebbe dato risposte o le avrebbe date discordanti rispetto al racconto di sua moglie.
OMICIDIO WILLY BRANCHI, INDAGATI IL SARTO E LA MOGLIE
«Se poi quelli che lo hanno ammazzato mi incendiano la casa? Lasciamo perdere, meglio starne fuori», aveva dichiarato il sarto di Goro in merito all’omicidio di Willy Branchi. Lui ha una teoria, ma non l’ha voluta dire per paura di ritorsioni. Ora però sono sei le persone accusate di aver detto il falso, tra cui l’ex parroco del paese. Ma anche Pierluigi Bordoni e Patrizio Mantovani finiti nel registro degli indagati ai primi di dicembre, poco dopo la messa in onda dei servizi de Le Iene. E dunque la svolta nell’omicidio di Willy Branchi potrebbe essere più vicina a 30 anni dal ritrovamento del ragazzo, nudo e con la testa fracassata. Le nuove indagini erano state ordinate l’anno scorso dal Gip dopo l’opposizione della famiglia di Branchi alla richiesta di archiviazione della Procura. Nei due servizi Le Iene avevano seguito una nuova pista, quella dei festini omosessuali con minorenni. Il prete aveva confidato il nome del presunto assassino che nei giorni successivi all’omicidio era finito in cura psichiatrica. Una testimonianza che si aggiunge a quella del medico ai tempi sposato con la sorella del presunto omicida, di cui il sarto, ora indagato, sembra conoscere molti dettagli.