Quanto accaduto alla giovane Sana Cheema lascia tutti sconvolti, al pari dell’assoluzione giunta oggi in Pakistan da parte di un tribunale che non ha giudicato alcun parente colpevole della morte della ragazza bresciana. Le reazioni sono state molteplici anche dal mondo politico italiano. A commentare la vicenda è stato anche il vicepremier Salvini che oltre a ritenere “una vergogna” l’assoluzione di tutti i parenti ha rivolto una preghiera a Sana aggiungendo, come riporta l’agenzia di stampa Ansa, “Scriverò al mio collega, il ministro dell’Interno pakistano, per esprimere il rammarico del popolo italiano”. A scendere in campo anche Daniela Santanchè, deputata di Fratelli d’Italia e che per lungo tempo si è occupata della condizione delle donne nel mondo islamico. La Santanchè, nel commentare la “vergognosa sentenza” emessa dal tribunale di Gujrat, in Pakistan, che ha assolto dall’accusa di omicidio i familiari della ragazza, su Twitter ha scritto, come riporta anche Secolo d’Italia: “Hanno ucciso Sana due volte. Prima i famigliari, che l’hanno strangolata perchè voleva sposare un italiano. Poi il giudice pachistano che li ha assolti. Noi non ti dimenticheremo, povera ragazza vittima del fanatismo islamico”. “È una sentenza vergognosa che purtroppo decreta la vittoria della giustizia-non giustizia islamica sulla giustizia italiana. Il nostro diritto si è piegato a quello dell’Islam. È la conferma della sottomissione totale delle donne al clan maschile della famiglia”, ha poi aggiunto la Santanchè, come riferisce il quotidiano, contestando poi il silenzio delle femministe sulla vicenda. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“SENZA PAROLE”

Nessuno ha ucciso Sana Cheema. E’ questo il verdetto emesso oggi dal tribunale distrettuale di Gujrat, in Pakistan, in merito alla morte della ragazza di Brescia, che rientrò nel proprio paese d’origine e li vi morì. Gli undici accusati del suo omicidio, fra cui il padre, il fratello e lo zio, sono stati tutti assolti, ritenuti non colpevoli della morte di questa ragazza che voleva solo sposare un italiano. Sconcerto sui social, a cominciare da Clara Iatosti, giornalista di Tv2000, che su Twitter scrive: «Per l’omicidio di #SanaCheema, nessuno andrà in carcere. In #Pakistan, non hanno potuto provare che i familiari l’hanno uccisa perché innamorata di un ragazzo italiano». Così invece Sabika Shah Povia, connazionale di Sana e giornalista indipendente: «Il padre, la madre, il fratello e lo zio di #SanaCheema sono stati assolti dal tribunale distrettuale di Gujrat per insufficienza di prove e mancanza di testimoni. So che bisognerebbe avere fiducia nelle leggi e nella giustizia, ma come?». Infine il pensiero di Wajahat Abbas Kazmi attivista di Amnesty International, che sempre sul noto social denuncia: «Io sono senza parole Tribunale pachistano ha assolto “per mancanza di prove certe” il padre, lo zio e il fratello d Sana Cheema la 25enne italo-pachistana portata via da Brescia nell’aprile 2018 per costringerla a nozze combinate nel Paese». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



SANA CHEEMA, TUTTI ASSOLTI

Omicidio Sana Cheema, assolti tutti gli 11 imputati per la morte della pakistana portata via da Brescia nell’aprile del 2018 e uccisa in patria. Il giudice Amir Mukhtar Gondal del tribunale distrettuale di Gujrat ha sostenuto che non ci sono prove certe e non ci sono testimoni che incastrino gli accusati, tra cui il padre, il fratello e lo zio. La giovane 25enne è stata costretta a nozze combinate nel Paese d’origine della famiglia ma è stata ammazzata per il suo rifiuto: in un primo momento i familiari avevano detto che Sana era morta per cause naturali, ma l’autopsia rivelò che era stata strangolata. Ma nessuno pagherà per la sua scomparsa e sui social monta la rabbia; tra i primi a commentare la sentenza del giudice pakistano è stato il ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Che vergogna!!! Se questa è “giustizia islamica” c’è da aver paura. Una preghiera per Sana».



OMICIDIO SANA CHEEMA: TUTTI ASSOLTI

La storia di Sana Cheema ha fatto il giro del mondo e ha scosso l’opinione pubblica: la 25enne aveva rifiutato il matrimonio imposto dalla famiglia e, una volta a Gujrat, non ha fatto più ritorno in Italia, nella sua Brescia. Ricordiamo che nel corso delle indagini padre, fratello e zio confessarono di aver ucciso la ragazza perché aveva disonorato la famiglia, per poi ritrattare tutto. E il giudice gli ha dato ragione: non ci sono prove certe e testimone per accusarli dell’omicidio, ordinando così il loro rilascio. Segnaliamo inoltre che nel giugno 2018 erano stati arrestati un vice ispettore di polizia ed un dipendente dell’Agenzia di Scienze forensi del Punjab per aver chiesto e ricevuto una tangente per modificare il rapporto dell’autopsia. Sara era nata in Pakistan ma era cresciuta in Italia: aveva vissuto a Brescia e lavorava a Milano, una vita felice spezzata da quel viaggio in Pakistan per il matrimonio combinato.