Una storia davvero challenging, quella di Sahamima Begum (uso di proposito il termine inglese, visto che dall’isola britannica la storia è cominciata: challenging vuol dire “sfidante”, cioè difficile, impegnativo, problematico).

L’antefatto: nel 2015 Shamima, allora sedicenne, lascia insieme a due amiche la Gran Bretagna per volare in Siria e arruolarsi con l’Isis. La vicenda fa un certo rumore, poi delle tre si perdono le tracce.



La notizia: ora il Times ha scovato Shamima in un campo profughi in Siria.

Il problema: Shamima vuole tornare in Inghilterra, ma dice che non è pentita di quello che ha fatto. Il governo inglese ha dichiarato che non farà niente per agevolarne il rientro. Il ministro per la sicurezza di Londra Ben Walton si è detto “preoccupato” per il fatto che la ragazza non si sia detta pentita, e la legge britannica prevede per i casi come quello di Shamina pene fino a dieci anni di carcere.



Il dettaglio: Shamina è incinta. E non per la prima volta. In questo periodo, ha messo al mondo due figli. E tutti e due sono morti: per scarsa alimentazione, per cure insufficienti. Adesso vorrebbe che il terzo sopravvivesse. Che crescesse in un mondo più capace di offrirgli una possibilità di vita dignitosa. Di fronte a questa supplica, il governo di Sua Maestà britannica fa il viso arcigno: hai sbagliato, devi pagare. Quantomeno – sembra di capire –, se proprio vuoi che ti diamo una mano, devi almeno fare un mea culpa: se non ti dichiari pentita delle tue malefatte, puoi scordarti ogni supporto.



Cambio di scena. Ieri sera sono stato a cena da un mio alunno di mille anni fa. Hanno – lui e sua moglie – tre figli naturali e un paio in affido. Negli anni passati, in affido ne hanno avuti altri. Tra questi, una ragazza marocchina, nipote della tenutaria di un bordello, che fin dalla più tenera età era stata avviata verso l’attività della nonna. Bella, intelligente, la ragazza marocchina a volte esplodeva: “Tu non puoi volermi bene così!!”

Ecco, il punto mi sembra questo. C’è qualcuno che può volerci bene “così”? Che può volerci bene così come siamo, a prescindere da tutto il nostro male, i nostri errori, le nostre stupidaggini? Si può voler bene a Shamima e alla creatura che porta in grembo e al suo umanissimo desiderio che la sua creatura cresca in un mondo migliore, senza pretendere che “prima” riconosca il suo errore? Si può voler bene a qualcuno, senza prima presentargli il conto delle condizioni cui deve sottostare per esserne degno?

Io sono sicuro che il mio alunno di mille anni fa e sua moglie si prenderebbero in casa Shamima con la creatura che porta nel grembo. Qualcuno lo dica al governo di Sua Maestà britannica.