“Mancanza di prove certe”. Con questa pseudo-motivazione un tribunale pachistano ha assolto il padre, lo zio e il fratello di Sana Cheema, 25enne italo-pachistana portata via da Brescia nell’aprile del 2018 per costringerla a nozze combinate nel Paese d’origine della famiglia e poi uccisa. Eppure gli stessi, nel corso delle indagini, avevano confessato, salvo poi ritrattare, probabilmente una volta compreso che potevano farla franca.



Purtroppo ancora oggi, ogni anno, milioni di giovani donne nel mondo sono vittime di abusi, discriminazioni o costrette a matrimoni forzati, anche in età minorile. Ed evidentemente ci sono Paesi dove il “delitto d’onore” è ancora tollerato. Questo non può più essere consentito, è ora di dire basta una volta per tutte. Persino in Europa il matrimonio forzato non è considerato dappertutto un reato, o perlomeno non sempre lo è. Sono solo 12 le nazioni dell’Ue che considerano il matrimonio forzato perseguibile e ancora meno sono quelle in possesso di dati affidabili sulla dimensione di questo fenomeno all’interno dei loro confini. Si tratta di una pratica diffusa che in particolare alcuni immigrati pachistani, indiani, maghrebini e albanesi hanno mantenuto anche qui da noi.



Secondo le ultime stime dell’Unicef, inoltre, oggi nel mondo sono circa 700 milioni le donne che si sono sposate in età minorile. E ogni anno 15 milioni di matrimoni hanno per protagonista una minorenne. Sono inoltre 70mila le ragazze, tra i 15 e i 19 anni, che muoiono a causa di complicazioni durante la gravidanza e il parto. Senza considerare il dramma della dispersione scolastica tra le bambine: in Italia, per non andare lontano, il 60% delle giovani magrebine di religione islamica non va a scuola.

Ecco perché l’Europa e la comunità internazionale devono farsi carico di questa grave piaga, con tutte le difficoltà del caso, e promuovere una rogatoria che vieti in tutto il mondo tali pratiche. O quantomeno, in attesa che ciò accada, occorre difendere donne come Sana Cheema, che forse troppo facilmente è stata lasciata portare via dall’Italia subendo questo atroce destino. Tante purtroppo, sono infatti le donne che vengono portate via o addirittura spariscono nel nulla. Come Nadia Lazraq, una giovane ragazza marocchina scomparsa improvvisamente dal suo piccolo paese, Carpaneto Piacentino in provincia di Piacenza, in Emilia-Romagna. Da tempo ormai non si hanno sue notizie.



Il suo compagno è sempre più preoccupato: non riesce a capire cosa sia accaduto alla sua Nadia: “Sono disperato, non vivo più”, ha dichiarato il ragazzo. La sta cercando da sei mesi, ma a oggi nessuno ha idea di dove possa essere finita. Non si sa neppure se si trovi in Italia o in Marocco, se continui a vivere libera come ha sempre vissuto. Si teme che qualcuno possa averla rapita e addirittura segregata. Per questo rivolgo un appello al Governo italiano e a quello del Marocco, affinché si mobilitino e collaborino per fare luce su questa vicenda e soprattutto ritrovare la ragazza.