Gabriele Micalizzi, dopo il rientro in Italia è stato ricoverato al San Raffaele di Milano. A raccontare i primi momenti vissuti dal fotoreporter ferito una settimana fa in Siria è stato il giornalista di guerra Fausto Biloslavo, al suo fianco prima dell’attacco ed anche ieri, quando è atterrato all’aeroporto militare di Linate. “Sta bene, ha fatto grandi passi in avanti. È sceso da solo dalla scaletta dell’aereo ed è salito da solo in ambulanza. Non ha perso nessun occhio. Adesso dovrà recuperare completamente”, ha fatto sapere come riporta oggi il quotidiano Il Giorno. Micalizzi avrebbe poi subito abbracciato la moglie Ester: “È stata la prima cosa che ha fatto una volta sceso dall’aereo”, ha aggiunto l’amico e giornalista. Ad attenderlo a Linate anche gli amici di Cesura Lab, il collettivo di fotografi di cui è Micalizzi è socio fondatore. Attualmente si trova al San Raffaele: “Adesso saranno i medici a stabilire come procedere. Gabriele ha la pelle dura dei reporter da guerra, ce l’ha fatta e tornerà di nuovo in prima linea”, ha aggiunto il giornalista, conscio della lunga riabilitazione che però lo attenderà. “Vederlo in piedi mi ha aperto il cuore, perché le prime notizie che avevo ricevuto ancora in Siria erano che fosse morto”, ha chiosato, con una certa emozione. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
RICOVERATO AL SAN RAFFAELE
Gabriele Micalizzi è tornato in Italia. Il fotoreporter italiano ferito in Siria è atterrato a Milano, stando a quanto riportato dall’Ansa, con aereo militare. L’operazione di rimpatrio sanitario del fotografo, ferito mentre documentava gli scontri tra Isis e forze curde nella Siria orientale, è stata coordinata dall’Unità di Crisi della Farnesina. Operato agli occhi nell’ospedale americano diBaghdad, Micalizzi è diretto al San Raffaele di Milano, dove sarà sottoposto ad accertamenti medici e proseguirà il recupero della vista. Intanto la Procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione al ferimento del fotografo. L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore Sergio Colaiocco che ha affidato la delega ai carabinieri del Ros, i quali dovranno ricostruire la dinamica dei fatti. Si procede, come riportato da La Repubblica, per attentato con finalità di terrorismo. (agg. di Silvana Palazzo)
GABRIELE MICALIZZI IN ARRIVO IN ITALIA
Gabriele Micalizzi sta per tornare in Italia. Il fotoreporter italiano ferito in Siria l’11 febbraio scorso arriverà nelle prossime ore in Italia. Lo ha annunciato la Farnesina su Twitter. «L’operazione di rimpatrio sanitario è stata coordinata dall’Unità di Crisi della #Farnesina – recita il tweet – ed è resa possibile grazie a un volo dell’@ItalianAirForce». Micalizzi era stato ricoverato all’ospedale militare di Baghdad per le lesioni al volto e alle braccia, dovute alle schegge di Rpg. Ma non ha perso l’occhio sinistro, come era stato riportato inizialmente, e come ha precisato CesuraLab, il collettivo di fotografia di cui Micalizzi fa parte ed è socio fondatore. Venerdì nel comunicato hanno fatto sapere di avergli parlato e che il fotoreporter ha detto loro di stare bene e di «vedere da entrambi gli occhi, anche se in maniera ancora offuscata». Anche Andy Rocchelli, ucciso in Ucraina nel 2014, faceva parte del collettivo CesuraLab.
IL FERIMENTO A DEIR EL-ZOR
Gabriele Micalizzi, 34 anni, papà di due bambini piccoli, è rimasto ferito a causa di una granata, nella zona di Deir el-Zor, dove centinaia di miliziani dell’Isis si oppongono all’avanzate delle forze filo-americane, determinate a spazzare via lo Stato Islamico dal Paese. Micalizzi si trovava vicino al fronte tra Isis e forze curde, in compagnia di un collega brasiliano, Gabriel Chaim, della tv americana Cnn. Erano entrambi su un edificio raggiunto da diversi razzi sparati da Rpg. Inizialmente le condizioni degli occhi di Micalizzi erano apparse critiche, poi dal letto dell’ospedale americano di Baghdad ha detto la frase più bella: «Ci vedo!». Qualche giorno fa era stato a Kobane, poi si era spostato nell’area di Deir el-Zor, dove è stato appunto ferito. Micalizzi ha realizzato lavori a Sirte, in Libia, in Donbass e Thailandia, è stato a Gaza nel 2014 e ha seguito la rivoluzione di piazza Tahrir.