Michele Spagnuolo, l’uomo che uccise la moglie con 41 coltellate, si è ucciso. È stato trovato impiccato poche ore fa nella sua cella a Taranto: aveva una corda rudimentale stretta al collo. In carcere aspettava il processo per l’omicidio della moglie Teresa Russo. Difeso dall’avvocato Antonio Savoia, aveva scelto il rito abbreviato, quindi si sarebbe dovuto presentare dal giudice il 20 marzo prossimo. La vicenda risale allo scorso 16 luglio, quando la 57enne originaria di Novoli fu trovata morta con 41 coltellate in casa, al civico 8 di via Generale Papadia. Fu Spagnuolo stesso, con un biglietto lasciato presso la locale caserma dei carabinieri, a spiegare la tragedia che si era consumata nella sua abitazione. Fu poi rintracciato presso la stazione ferroviaria. Ascoltato per ore dai carabinieri e dal magistrato, confessò l’omicidio della moglie. Dopo nove giorni di carcere a Borgo San Nicola, ottenne i domiciliari a casa del fratello a Talsano, ma il 20 novembre dell’anno scorso si allontanò e fu rinfacciato poche ore dopo e portato in carcere: processato per l’evasione, aveva patteggiato sei mesi di reclusione.
MICHELE SPAGNUOLO SUICIDA IN CARCERE
Il 77enne, sordomuto come la donna, si è suicidato nel carcere di Taranto dove era detenuto. Inutili i soccorsi per Michele Spagnuolo: la salma è ora a disposizione dell’Autorità giudiziaria in attesa di accertamenti. Il reato per il quale doveva essere processato, omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, verrà dichiarato estinto con la sua morte. Il 16 luglio scorso uccise la moglie, 20 anni più giovane di lui, dopo l’ennesimo litigio. I rapporti si erano deteriorati da tempo e Teresa Russo aveva avviato le pratiche per chiedere la separazione dal marito da cui aveva avuto anche un figlio. Negli ultimi tempi il clima era diventato sempre più teso, tanto che Teresa Russo aveva esternato alle persone a lei vicine la paura di restare vittima di qualche azione violenta del marito, come poi affettivamente avvenuto.