Ci sono due modi di denunciare le violenze e gli abusi, specie se si tratta di situazioni e responsabilità interne alla Chiesa cattolica (non certo l’unico ambiente dove accadono ignominie del genere): si può sparare a zero contro tutto e tutti, facendo di ogni erba un fascio, oppure provare a raccontare la propria storia, con tutte le contraddizioni e il dolore del caso, ma senza avere la pretesa che ogni prete sia un abusatore. È così che l’ex suora Carmelitana Claire Maximova ha voluto raccontare la sua storia nel libro di fresca uscita in Francia “La tyrannie du silence”, praticamente negli stessi giorni in cui esce il libro-denuncia contro il Vaticano “Sodoma” dove un militante LGBT attacca a destra e manca senza prove e lanciando accuse verso l’intera curia vaticana. Per Claire la vicenda è alquanto più intima, difficile e dolorosa da raccontare: è di origini ucraine, cresciuta in una famiglia atea per “imposizione” del regime sovietico ma che a 24 anni si converte e decider di prendere i voti in Francia. Entra a far parte delle suore Carmelitane ma lì cominciano i problemi, come racconta in una intervista odierna al quotidiano La Verità: le sorelle sono molto più anziane di lei e tutti i lavori fisici toccano alla novizia. «I rapporti erano difficili» e per questo inizia a fidarsi del padre spirituale da poco conosciuto in una conferenza in Francia. «Più venivo emarginata più cercavo supporto spirituale sul mio “fratello”. Lasciai il convento e trovai una casa e un lavoro lì vicino, pur rimanendo suora. Lui chiese di venirmi a trovare, per me era un onore. Una volta a casa prese ad abbracciarmi e baciarmi anche se gli dicevo di no. Poi mi ha violentata. Avevo 30 anni ma non avevo mai avuto esperienze», racconta ancora ai colleghi de La Verità.
LA DENUNCIA E LE COPERTURE
Oggi non è più suora, non ha perso la fede ma ha perso tanta fiducia negli uomini di Chiesa: «Ero incapace di difendermi. È successo per molto tempo. Ero in uno stato di “dissociazione”, non avevo la forza mentale di denunciare, di fermarlo. Glielo dicevo ma non bastava. Non avevo abbastanza forza, non abbastanza rabbia. Mi fidavo e sono stata soggiogata. Tornava a trovarmi e ogni volta giurava che era l’ ultima». Sempre Claire Maximova li chiama “stupri” e non “abusi” proprio per far capire quanta violenza ci fosse in quei “rapporti” che l’hanno segnata a vita: anche quando trova il coraggio di denunciare tutto, trova un muro di “omertà” che la ferisce doppiamente «Il suo superiore non era affatto choccato. Riconobbe che la violenza era un fatto grave, ma disse che un fratello può commettere un fatto grave e comunque avere delle responsabilità dentro l’ordine. Gli abusatori sono coperti dalle gerarchie ecclesiastiche. Il mio fa ancora il prete in Québec». Secondo lei il problema potrebbe risolversi con un maggior coinvolgimento delle donne nella Chiesa, entrando nelle decisioni rilevanti anche a livello locale. Di recente Papa Francesco (sull’aereo tornando da Abu Dhabi, ndr) ha invece ricordato come i casi di abusi sulle suore da parte dei preti sono purtroppo una piaga a cui far fronte al più presto: «il problema nella Chiesa esiste. Papa Benedetto – ha ricordato il Santo Padre – ha avuto il coraggio di sciogliere una congregazione femminile che aveva un certo livello, perché c’era entrata questa schiavitù, anche persino sessuale, da parte dei chierici o da parte del fondatore». Non solo, ancora Francesco di ritorno dagli Emirati Arabi Uniti ammette «oserei dire che l’umanità ancora non ha maturato: la donna è considerata di “seconda classe”. Cominciamo da qui: è un problema culturale. Poi si arriva fino ai femminicidi. Ci sono dei Paesi in cui il maltrattamento delle donne arriva al femminicidio. È vero, dentro la Chiesa ci sono stati dei chierici che hanno fatto questo. In alcune civilizzazioni in modo più forte che in altri. Ci sono stati sacerdoti e anche vescovi che hanno fatto quello».