Una presa di posizione che gli attivisti Lgbt non si aspettavano e che ha provocato fra di loro estrema irritazione. Martina Navratilova, una delle maggiori campionesse della storia del tennis, dichiaratasi omosessuale nel lontano 1981, ha “osato” criticare, come fatto da molti in passato ma sempre ignorati o accusati di omofobia, l’abitudine di permettere a uomini che hanno cambiato sesso diventando donne di partecipare a tornei sportivi femminili. Non si aspettavano questa semplice constatazione di intelligenza da una di loro, insomma. Il fatto è, e non ci vuole molto per capirlo, che anche se cambi sesso diventando donna, fisicamente resti sempre un uomo, e se eri uno sportivo uomo il tuo fisico sarà sempre più forte e diverso da quello delle donne. Già lo scorso anno l’ex tennista aveva protestato in questo senso, adesso, dopo aver fatto altre ricerche e studi, ha riproposto la questione in una lettera aperta in cui definisce “insano e menzognero” cambiare sesso con la finalità di vincere ogni gara possibile. “Non puoi definirti donna e avere il diritto di gareggiare contro le donne. Ci vogliono degli standard, ed avere un pene e competere come una donna non è compatibile con questi standard” ha detto la coraggiosa Navratilova. Non sono tardati gli insulti e gli attacchi nei suoi confronti, ad esempio dalla ciclista Rachel McKinnon, nato uomo e che ha vinto lo scorso anno, nella categoria femminile, l’UCI Masters Track World Championships.



GLI ATTACCHI LGBT

La McKinnon l’accusa di essere contro i trans per quello che ha detto, una “transfonica”: “I genitali non hanno importanza in una gara, quale parte del pene ha a che fare con il tennis?”. Una risposta evidentemente sciocca, perché la Navratilova si riferiva alle caratteristiche fisiche generali di un uomo che diventato donna rimane comunque fisicamente un uomo. Ma non si è persa d’animo e sul London Times è tornata sull’argomento: “Le attuali regole sugli atleti trans puniscono gli innocenti” ha scritto. “Un uomo può decidere di essere femmina, prendere ormoni se richiesto da qualsiasi organizzazione sportiva, vincere tutto e magari anche guadagnare molti soldi, e poi invertire la sua decisione e tornare a fare figli se lo desidera. E’ una cosa folle, un imbroglio. Sono felice di avere a che fare con donne transgender, ma in nessun modo vorrei competere contro di essa. Non sarebbe giusto”. E ancora: “La semplice riduzione dei livelli ormonali non risolve il problema: un uomo accumula densità muscolare e ossea e anche un maggior numero di globuli rossi che trasportano maggior ossigeno fin dall’infanzia”. E’ così difficile capire, sport o no, che essere un trans è tutta una finzione? Che si rimane quelli che si è quando si è nati anche tentando di mascherarsi? Martina Navratilova ha scoperto il gioco e il suo inganno.

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