“Sto bene, son contento di essere qui e di aver iniziato questo percorso”: non perde la sua positività il giovane Manuel Bortuzzo, intervistato da Bruno Vespa per Porta a Porta. Il giovane si è detto impaziente di uscire dalla Terapia Intensiva “per avere un obiettivo in testa per cui pensare senza perdermi in ciò che è successo”. I ricordi di quanto accaduto quella maledetta sera, per Manuel sono abbastanza “limpidi” fino al momento in cui è poi caduto a terra. “Lì per lì pensavo fosse finita”, ha spiegato il ragazzo. “Non ho perso subito conoscenza ma sin da subito non ho più sentito le gambe”, ha aggiunto. L’ultima scena che ha in testa è lui a terra con le quattro facce dei poliziotti, poi i ricordi si spengono del tutto. “La prima persona che ho visto è stata mia mamma”, ha raccontato al giornalista parlando del suo risveglio dal coma farmacologico durato tre giorni. “Nella mia testa ho sofferto tanto perchè immaginavo cose brutte. Ero convinto di essere stato rapito e di essere stato portato in questo letto, in una stanza che era un misto tra la mia stanza e quella dove mi immaginavo di poter essere. Pensavo di urlare e chiedere aiuto ma in realtà non facevo niente”, ha raccontato. Manuel ha così spiegato di essere convinto di aver urlato mentre chi gli era attorno non faceva nulla per aiutarlo. Alla vista dei suoi amici per lui è stata una grande emozione. La speranza in lui non è mai venuta meno: “Ho subito pensato che qualcosa si poteva fare e che non c’era da abbattersi. Qualcosa in qualche modo si può fare”, ha commentato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
“ORA VOGLIO SOLO TORNARE IN ACQUA”
Manuel Bortuzzo torna a parlare di quella tragica notte in cui ha perso l’uso delle gambe. Lo ha fatto ai microfoni del giornalista Rai, Bruno Vespa, durante la trasmissione Porta a Porta. Il nuotatore di Treviso ricorda quei terribili attimi così: «Mi ha gridato contro figlio di… e poi ha sparato». Per quell’aggressione a mano armata si trovano attualmente in carcere Lorenzo Marinelli, colui che ha premuto fisicamente il grilletto, nonché Daniel Bazzano, che invece era alla guida del motorino usato durante il vile gesto: «Hanno attirato l’attenzione mia e della mia ragazza – ha proseguito Manuel nel suo racconto – eravamo dall’altra parte rispetto alla gente che era davanti al pub. Ho visto un motorino che provenendo dalla destra ha girato dietro di me e poi il ragazzo che stava seduto dietro che ha alzato la pistola e dopo avermi urlato degli insulti ha sparato. Dopo lo sparo mi sono chiesto: ma cosa è successo?». Sorprende la serenità del giovane nuotatore, che parla quasi sempre con il sorriso sulle labbra: «Come sto? Tutto bene – dice da un letto di ospedale del Santa Lucia – sono contento di aver iniziato questo percorso».
MANUEL BORTUZZO “RICORDO TUTTO DI QUEI MOMENTI”
Manuel, come ha ripetuto più volte, e come si evince anche dal terribile filmato di quella notte, si era subito reso conto che qualcosa non andava dopo gli spari: «Non ho perso subito conoscenza. La prima cosa che non ho sentito sono state le gambe. L’ultima scena che ricordo sono stati i quattro poliziotti che mi hanno soccorso». Poi, dopo giorni di coma indotto, il risveglio: «La prima cosa che ricordo, quando mi sono svegliato, è stata mia mamma. Mi sono emozionato rivedendo la mia famiglia e gli amici». La scienza e la medicina sembrano dare per spacciato il 19enne trevigiano, ma lui non si arrende: «Voglio tornare in acqua, in piscina. Tornare com’ero prima». Una mano a Manuel la tende il professor Marco Molinari, direttore del centro di riabilitazione del Santa Lucia: «La ricerca per le lesioni midollari va avanti. Siamo ancora in fase sperimentale ma si è aperta una fase nuova». Per rivedere l’intervista di Manuel a Porta a Porta basta cliccare qui.