Guglielmo, papà di Serena Mollicone, nelle ultime ore ha paragonato in più occasioni l’omicidio della figlia alla morte di Stefano Cucchi. Nella nuova intervista al Fatto Quotidiano online ha però ribadito una differenza sostanziale: “Serena era andata lì per denunciare un traffico di droga, e salvaguardare la propria vita e quella degli altri. E invece fu ammazzata. Ma il suo corpo ha parlato”, ha spiegato. Il riferimento è non solo al colpo alla testa ma anche ai numerosi calci e pugni: “Lei era a terra e hanno infierito: hanno infierito sul corpo di una ragazzina”, ha aggiunto. E senza mezzi termini ha definito quanto accaduto a Serena un “delitto di Stato”. “È accaduto in una caserma, una zona militare. La mia bambina era andata in un luogo dove si deve essere protetti, non uccisi”, ha proseguito. Adesso chiede con forza che i colpevoli possano marcire in galera. “Arrestarono il carrozziere, al tempo, con molti meno indizi”, dice. Nonostante tutto ha sempre avuto l’appoggio delle Forze dell’ordine: “La maggior parte dell’Arma onora la divisa che indossa, non la sfrutta per rimanere impunito”. Sono trascorsi quasi 18 anni e forse l’attesa giustizia potrebbe finalmente compiersi. Per tutto questo tempo però, Guglielmo non si è mai arreso anche se, dice, “è arrivato il momento della stanchezza fisica. Ho 70 anni, per fortuna non li dimostro (ride). La mia vita è cambiata: ho lasciato la casa in cui abitavo, ho acceso un mutuo per una nuova. Tra quelle mura non avrei trovato il coraggio”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



DIFESA MOTTOLA “SU TUZI BISOGNAVA INDAGARE”

Dopo le ultime novità emerse, il maresciallo Franco Mottola accusato con il figlio Marco e con la moglie Anna dell’omicidio della giovane diciottenne di Arce hanno provato la loro disperata difesa presentando al pm la loro versione dei fatti in cui viene chiamato in causa il brigadiere Santino Tuzi, morto suicida nel 2008, prima di poter testimoniare. Come riporta Corriere.it, il ragionamento dell’ex comandante giunto attraverso il suo legale, l’avvocato Francesco Maria Germani, fu il seguente: “Se si accetta la tesi che la 18enne è stata uccisa in caserma è su Tuzi che bisognava indagare. Sulla nostra presenza in caserma non ci sono prove, mentre lui era sicuramente di piantone”. Per la morte di Tuzi è indagato un altro carabiniere in servizio nel paese in provincia di Frosinone, Vincenzo Quatrale, accusato di istigazione al suicidio. Sette anni dopo il delitto Tuzi riferì ai colleghi di aver visto entrare Serena in caserma, di aver ricevuto una chiamata sull’interfono per farla accedere agli appartamenti della caserma e non averla più vista uscire. Il suo nome fu annotato sul registro dove poi fu successivamente cancellato. Era pronto a riferirlo ai magistrati ma si tolse la vita in circostanze mai chiarite mentre era in auto al telefono con la sua amante. La figlia Maria ha sempre sottolineato le continue pressioni a cui il padre era stato sottoposto in merito al caso. Gli inquirenti al momento non hanno preso in considerazione la pista alternativa dei Mottola. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



“QUEL GIORNO È ENTRATA NELLA TANA DEL LUPO”

Dopo la svolta nelle indagini che, al termine di 18 lunghissimi anni, potrebbe presto portare a conoscere la verità sulla morte di Serena Mollicone, nella giornata di oggi il padre della ragazza, uno dei pochi che si sono battuti fin da subito per mantenere viva l’attenzione sul caso e che in cuor suo ha sempre saputo come erano andate le cose, è stato ospite a La Vita in Diretta. E parlando degli ultimi sviluppi e della perizia che incastrerebbe l’assassinio di Serena, il signor Guglielmo ha raccontato a Tiberio Timperi (nella puntata che si può rivedere a questo link) che oramai si è vicini alla verità: “Questa notizia per me era una conferma e io non ho mai fatto l’inquirente o il poliziotto ma ho solo agito per logica e per logica già un mese dopo la morte di Serena ho detto perché era stata uccisa” spiega l’uomo, ribadendo anche come la ragazza, che all’epoca frequentava l’ultimo anno delle superiori, non avesse nemici. Adesso tuttavia il rischio è che i tre indagati della famiglia Mottola, dichiaratisi sempre innocenti, possano beneficiare della prescrizione, specialmente se fossero formulati dei rinvii a giudizio coloro che non hanno materialmente ucciso la ragazza ma solo favoreggiato il crimine oppure occultato il cadavere dato che questi reati vengono prescritti dopo sei anni. “MI ha spinto ad andare avanti la voglia di giustizia e loro devono pagare per quello che hanno commesso” ha proseguito Guglielmo Mollicone che poi ricorda un triste episodio risalente al giorno dei funerali, quando fu portato per tre ore in Caserma per una firma e costretto a lasciare Serena da sola in chiesa. “Hanno dato adito a chi indagava di gettare un’ombra su di me” ha detto amaramente l’uomo, aggiungendo che il giorno in cui Serena si presentò per denunciare un giro di droga “entrò nella tana del lupo e non ne è uscita più viva”. (agg. di R. G. Flore)



“ARRESTO IMMEDIATO PER I RESPONSABILI”

La perizia degli inquirenti ha confermato ciò che Guglielmo, padre di Serena Mollicone, ripeteva da oltre 17 anni. Una convinzione nata anche dalle parole che la giovane aveva riferito pochi giorni prima della morte all’uomo, parlandogli di questa complessa situazione ad Arce in riferimento al problema legato alla droga. “Si è messa in testa di andare lì, in quella caserma, nella tana del lupo per denunciare questo smercio di droga”, aveva spiegato il padre alla trasmissione I Fatti Vostri alcuni mesi fa. Papà Guglielmo è intervenuto oggi alla trasmissione di Raidue, telefonicamente, commentando così le ultime novità su quanto emerso nelle ultime ore. L’inchiesta dei carabinieri dà ragione dopo 17 anni proprio al padre della vittima. Il perchè di tanta efferatezza, però, non è ancora ad oggi emerso: “Serena non è stata solo legata e imbavagliata ma è stata anche picchiata”, ha spiegato il padre, parlando di pugni e calci emerse nell’ultima perizia, a differenza di quanto avvenuto anni fa con l’analisi del medico legale che non aveva riscontrato nulla di tutto ciò. “E’ una cosa molto grave anche questa perchè vuol dire che chi ha analizzato il corpo di Serena non ha fatto bene il suo lavoro”, ha aggiunto. “Io non penso al depistaggio, assolutamente. Serena è stata picchiata brutalmente da quella gente ed aveva dei lividi evidenti, come fa un medico legale a non notare quei lividi che aveva addosso nei giorni seguenti?!, ha spiegato ancora Guglielmo, ribadendo le somiglianze con il caso Cucchi “siamo lì, sì”. L’uomo ha aggiunto: “Io sono per l’arresto immediato di quella gente perchè non dimentichiamo che il carrozziere fu arrestato per delle sciocchezze, questi hanno un carico di accuse non indifferente, cosa aspettano ad arrestarli? Che scappino lontano come Battisti?”, ha aggiunto Mollicone. “Ho avuto la pazienza di aspettare la giustizia, vedere attuare quello che è la vera giustizia”, ha chiosato Guglielmo dopo le ultime novità sul caso. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

PAPÀ GUGLIELMO OGGI A CHI L’HA VISTO

La morte di Serena Mollicone torna al centro della nuova puntata di Chi l’ha visto, in onda nella prima serata di oggi con le ultime novità emerse in queste ore. A distanza di quasi 18 anni, gli inquirenti sono giunti ad una clamorosa conclusione: Serena Mollicone sarebbe stata uccisa nella caserma dei Carabinieri di Arce da Marco Mottola, figlio dell’ex maresciallo Franco Mottola. Tra i due ci sarebbe stata una lite furibonda poi culminata nella morte della giovane dopo aver battuto – forse dopo essere stata colpita – la testa contro la porta della caserma. Quindi, credendola morta, il maresciallo, il figlio e la moglie l’avrebbero portata in un boschetto, legata, salvo accorgersi che era ancora viva. Quindi sarebbe stata strangolata. Sarebbero queste le tappe inquietanti della fine della diciottenne Serena, il cui delitto fu commesso il primo giugno 2001 per poi essere rinvenuta senza vita a distanza di due giorni. La padrona di casa del programma di Raitre, Federica Sciarelli, insieme al padre della vittima, Guglielmo Mollicone, ripercorreranno tutte le tappe della triste vicenda di cui Chi l’ha visto si è occupata sin dalle fasi iniziali della scomparsa. “La verità sta uscendo fuori, nonostante i depistaggi”: così l’uomo ha commentato le ultime novità ai microfoni dell’Adnkronos. Ed in merito agli indagati (Marco Mottola, il padre, la madre e due carabinieri) ha aggiunto: “Ho sempre avuto il timore che potessero anche scappare, ora devono pagare, voglio che li arrestino. Temo che possano scappare anche con dei passaporti falsi”.

Oggi l’uomo è convinto che Serena “troverà finalmente pace, dopo più di 17 anni”. L’uomo ha lottato e continua a farlo senza sosta, con la sola speranza di poter finalmente vedere consegnati alla giustizia i responsabili della morte della figlia, in merito alla quale commenta oggi al Corriere della Sera: “Non conta chi ha sferrato il colpo decisivo, mia figlia è rimasta lì a terra 4-5 ore, poteva essere salvata e si scelse invece di lasciarla morire. Poi azzarda ad un paragone importante: “Come per Cucchi si è cercato di nascondere la verità perché altri in caserma hanno sentito quello che accadeva, ma qui l’Arma si è riscattata con le nuove indagini e la determinazione di arrivare in fondo. Io e Serena ci attendiamo ora un segnale di giustizia: che queste persone vengano arrestate come altri innocenti prima di loro e passino il processo in carcere”.

LA FIGLIA DI SANTINO TUZI A CHI L’HA VISTO

Ospite nella puntata di Chi l’ha visto di stasera, incentrata sul caso di Serena Mollicone, anche la figlia del brigadiere Santino Tuzi, testimone “scomodo” morto suicida in circostanze mai chiarite. Anche lui, sotto certi aspetti, fu vittima di questa incredibile quanto drammatica vicenda. L’uomo si tolse la vita nel 2008, il giorno prima di essere ascoltato sull’omicidio di Serena. Il brigadiere aveva già riferito ai colleghi di aver visto entrare la ragazza in caserma senza però vederla più uscire. Il nome appuntato sul registro di ingresso fu poi cancellato. “Si è tolto la vita  perché, probabilmente, le sue dichiarazioni inguaiavano i responsabili del delitto di Serena”, ha commentato Gugliemo Mollicone. La figlia dell’uomo suicida, Maria, due anni fa in una intervista al quotidiano Il Mattino aveva commentato così la morte del padre: “Dietro la morte di mio padre c’è sicuramente la verità sul caso di Serena Mollicone. Sono certa che mio padre sapesse qualcosa e che era stato minacciato di ritorsioni nei confronti della famiglia. Per questo non disse nulla per sette anni. Il suo suicidio è stato l’ennesimo e l’estremo gesto di protezione nei nostri confronti”. La donna aveva aggiunto: “Forse lui sapeva, ma qualcuno lo ha costretto a tacere per tutto quel tempo”.