Nel giorno in cui comincia a Roma la tre giorni indetta da Papa Francesco con tutti i capi delle Conferenze Episcopali mondiali sul tema dirimente della pedofilia nella Chiesa, in tv si “celebra” questa giornata particolare con la messa in onda del film vincitore del Premio Oscar come Migliore pellicola nel 2016, “Il caso Spotlight”. Si tratta della più o meno fedele trascrizione cinematografica di quel gruppo di giornalisti del Boston Globe – per l’appunto il “team Spotlight” (ovvero i “riflettori”) – che nel 2001 scoperchiò diversi casi di abusi pedofili su minori da parte di diversi preti, frati e chierici a Boston e non solo. 249 sacerdoti, nel solo territorio della città di Boston, responsabili di più di 1500 abusi sessuali a danno di minori. Uno scandalo umano, morale, brutale. Che il film racconta, passo dopo passo, archivio dopo archivio, intervista dopo intervista: di fatto il primo vero “scoop” mondiale sul tema che diede alla Chiesa il coraggio, grazie alla spinta qualche anno più tardi di Benedetto XVI e in seconda battuta di Francesco, di svelare e condannare le tante, troppe, ignominie condotte in pieno contrasto con l’annuncio di libertà e bellezza che è il Cristianesimo. Dal neo-direttore Martin “Marty” Baron, nel lontano 2001, partì l’iniziativa di un team d’inchiesta particolare interno al Boston Globe: assieme a Ben Bradlee Jr., Walter Robinson, Mike Rezendes, Sacha Pfeiffer e Matt Carroll hanno portato avanti l’inchiesta fino alle prime condanne contro quei preti che avevano effettivamente perpetrato gli abusi su minorenni innocenti. Per quello scandalo il cardinale di Boston Bernard Francis Law venne rimosso dal suo incarico proprio per aver coperto i tanti preti responsabili di nefandezze in passato.
LA CHIESA TRA ATTACCHI E SCANDALI
Dal luglio 2003 l’arcivescovo di Boston è lo statunitense Sean O’Malley, scelto proprio perché si era già occupato di casi di pedofilia in altre diocesi: come riporta Il Post, nel settembre 2003 l’arcidiocesi di Boston pagò circa 85 milioni di dollari «come risarcimento nei confronti di molte delle vittime di abusi e nell’agosto 2011 l’arcidiocesi di Boston ha pubblicato una lista con i nomi di 159 preti accusati di pedofilia». Un incredibile effetto domino che ha fatto poi da “traino” per altri “casi Spotlight” in giro per il mondo: dal Cile alla Germania fino ai più recenti ignobili casi sempre negli Usa ma in Pennsylvania. Un meccanismo che il segretario particolare di Benedetto XVI, ora prefetto della Casa Pontificia con Francesco, monsignor Georg Gaenswein, ha definito di recente «Oggi è l’11 settembre anche per la Chiesa, nel turbine di notizie delle ultime settimane e tanto più a seguito della pubblicazione del rapporto del gran giurì della Pennsylvania, guarda piena di sconcerto al proprio 11 settembre, anche se questa nostra catastrofe non è purtroppo associata a un’unica data quanto a tanti giorni e anni e a innumerevoli vittime».
LA CONFERENZA DEL PAPA
Charles Scicluna, monsignore della Congregazione per la Dottrina delle Fede negli anni degli scandali, ha consigliato ai vescovi di guardare il film sul caso Spotlight per imparare che «è la denuncia che salverà la Chiesa, non l’omertà». Di contro, non sono pochi anche i commentatori cattolici che vedono in quel film – e in generale anche sul lodevole lavoro d’inchiesta del Boston Globes – la troppo semplicistica e manichea divisione tra ciò che è giusto e cosa no: la Chiesa viene vista spesso come una “mafia” che troppo nasconde e poco ammette. Come raccontava al tempo dell’Oscar vinto nel 2016, «sulle stesse pagine del Boston Globe, si pubblicavano articoli in cui si «celebrava il “sesso non violento” nei casi di pedofilia. […] che ci siano stati preti-orchi è indubbio e che ci siano stati casi in cui siano stati coperti è una verità ammessa dalla Chiesa stessa. Da qui, però, a sponsorizzare un film manicheo per emendarsi agli occhi del mondo, ce ne passa». Dal 21 al 24 febbraio la conferenza “La protezione dei minori nella Chiesa” convocata da Papa Francesco si prefigge di mettere ordine e stilare nuove indicazioni sul dramma degli abusi pedofili nella Chiesa: «ascoltare le vittime, aumentare la consapevolezza, accrescere la conoscenza, sviluppare nuove nome e procedure, condividere buone pratiche», sono alcuni degli obbiettivi del meeting segnalate dal Vaticano alla vigilia del summit episcopale.