Torna allo scoperto Mauro Bucci, il maestro di Foligno che si è reso protagonista di un gesto a dir poco discutibile, mandando un alunno nero nell’angolo e dicendogli “guarda quanto sei brutto”. Intervistato due sere dai microfoni di Bruno Vespa, durante la trasmissione Porta a Porta, lo stesso si era giustificato dicendo che trattasi di un esperimento sociale, ma nelle scorse ore ha di fatto fornito una nuova versione. Tramite il suo avvocato, Luca Brufani, parlando ai microfoni dell’agenzia Ansa, ha ammesso: «Non era un esperimento sociale, ma un’attività per l’integrazione finalizzata a far prendere coscienza agli studenti del concetto di differenza razziale e di discriminazione». Secondo il legale di Bucci si è trattato solamente di un grosso «malinteso per il quale il docente porge le sue scuse ai genitori dell’alunno coinvolto e in generale ai genitori dell’intera classe». I genitori di Mike (così si chiama il bimbo di colore messo all’angolo), parlano di razzismo, ma l’avvocato del maestro rimanda al mittente tali gravissime accuse: «Il mio assistito può essere qualificato come il simmetrico opposto rispetto al concetto di razzismo e questo viene dimostrato sia dalla sua personalità sia dai sui trascorsi, i suoi studi e dalla sua sensibilità». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FOLIGNO, MAESTRO METTE ALL’ANGOLO BIMBO NERO
Continua a tenere banco la vicenda del piccolo Mike, il bimbo della quinta elementare di un istituto di Foligno, che è stato utilizzato dal maestro Mauro Bocci per un esperimento a dir poco discutibile. Numerose le persone che hanno detto loro sulla vicenda, compreso il sindaco della città Nando Mismetti, che si è detto allibito per quanto accaduto: «Stiamo vivendo con grande partecipazione questo momento – le parole ai microfoni di Vanityfair.it – siamo sconvolti e feriti. Ma non si creda che a Foligno ci sia un allarme razzismo: questa è una comunità accogliente, in cui non sono mai stati riscontrati episodi simili. Le nostre scuole sono impegnate in progetti di integrazione, e l’istituto Monte Cervino, dove è avvenuto il fattaccio, è uno dei 17 che, in Umbria, hanno aderito a piani di integrazione per le famiglie di stranieri». Come la maggior parte delle persone, il sindaco ha saputo della notizia via web, visto che nessuno fino ad ora aveva proferito parola: «Anche noi siamo venuti a conoscenza del fatto solo 48 ore fa, quando è stato raccontato con un post su Facebook da un cittadino, che non specificava il nome della scuola». Mismetti è rimasto colpito dalla reazione dei compagni di classe di Mike, l’unica nota lieta di questa assurda vicenda: «Hanno subito bloccato la “sperimentazione”, riportando Mike tra loro. Questo è l’unico aspetto positivo di questa triste vicenda, ma dimostra che qua ci sono forti anticorpi contro il razzismo». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FOLIGNO, BIMBO MESSO ALL’ANGOLO: LE PAROLE DEI GENITORI
Emergono ulteriori quanto raccapriccianti particolari in merito alla vicenda del bimbo della quinta elementare di una scuola di Foligno, che l’insegnante ha utilizzato per uno strambo esperimento sulla Shoa. I genitori di origini nigeriane non ci stanno: «Non abbiamo mai subito episodi di razzismo – raccontano Odigie e Favour ai microfoni del quotidiano Repubblica – amiamo questo Paese e ci troviamo benissimo», ma secondo loro tale “prova” non aveva nulla a che fare con la Shoa e la scuola: «E’ solo razzismo» lamentano. Tra l’altro, come detto anche in precedenza, Mauro Bocci, il maestro incriminato, aveva preso di mira anche la sorellina più piccola del bimbo vittima dell’esperimento: «A nostra figlia il maestro ha detto: sei così brutta che possiamo chiamarti scimmia». Sulla vicenda è intervenuto anche il ministro dell’interno Matteo Salvini: «Sono vicino a quel bambino – ha detto commentando la polemica – ma non può essere tutta colpa di Salvini come pensano i professoroni e i commentatori di sinistra». I genitori hanno sporto denuncia e nel contempo la procura ha aperto un’indagine per «valutare se la vicenda abbia rilevanza penale, oltre a quella disciplinare per cui procedono le istituzioni scolastiche». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FOLIGNO, BIMBO NERO MESSO ALL’ANGOLO “SEI BRUTTO”
Si continua a dibattere sul caso della scuola elementare di Foligno, dove un maestro ha messo all’angolo un alunno nero per un esperimento didattico, dicendogli “E’ nero, quanto è brutto”. L’episodio si è verificato pressi l’istituto scolastico di via Monte Cervino e l’insegnante in questione, Mauro Bocci, si è difeso pubblicamente dicendo che trattasi semplicemente di un esperimento per spiegare ai bambini la Shoah e nel contempo che cos’è la discriminazione. «Il maestro ha invitato Mike ad alzarsi – il racconto dei compagni di classe del bambino nero messo all’angolo, come riporta il Corriere della Sera – gli ha detto quanto sei brutto, non mi devi guardare e gli ha ordinato di girarsi verso la finestra». Difficile credere che un maestro possa realmente insultare un bambino di colore, in un momento in cui l’integrazione e l’educazione dovrebbero farla da padrone, fatto sta che la sperimentazione a cui ha dato vita risulta essere, giusto per dire un eufemismo, a dir poco discutibile, al punto che i genitori del piccolo Mike hanno deciso di sporgere stamane denuncia.
FOLIGNO, BIMBO ALL’ANGOLO PERCHÉ NERO
«Non si possono fare queste cose dentro una scuola – le parole del padre di Mike ai microfoni di Storie Italiane, programma di Rai Uno – secondo me non è stato un esperimento sociale, ma si è trattato di un episodio di razzismo. Un insegnante – aggiunge – che fa una cosa di questo genere dentro una scuola è grave». Al momento è in corso un’indagine interna da parte dello stesso istituto, nonché una del ministero, e a breve potrebbe aprirsi anche quella della procura vista la denuncia dei genitori. Con grande probabilità verranno ascoltati in ambiente protetto i piccoli compagni di classe di Mike, per cercare di capire le reali intenzioni del professore: razzismo o esperimento particolare? «I ragazzi hanno dimostrato più cervello del professore – ha aggiunto e concluso il padre indignato – la sperimentazione è stata fatta anche sulla sorellina di 9 anni».