È passato un anno dalla scomparsa di Raffaele e Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, i tre napoletani “desaparecidos” a Tecalitlàn, nello Stato di Jalisco, in Messico. Da allora non si hanno più notizie, ma le loro famiglie continuano a sperare in qualche notizia. Hanno lanciato anche oggi il loro appello: lo hanno fatto ad esempio a La Vita in Diretta. «Mia figlia è piccola, quindi non capisce cosa sta succedendo, mentre mio figlio mi fa domande sul padre. Chiediamo collaborazione per sapere cosa è successo», ha raccontato Vanessa, la moglie di Vincenzo Cimmino. Ha raccontato di averlo sentito per l’ultima volta il 31 gennaio 2018, proprio il giorno in cui è scomparso. La sorella di Raffaele Russo è scoppiata in lacrime durante il suo racconto: «Mio fratello ci chiamava 3-4 volte al giorno. Era tranquillo come sempre. Come si fa senza avere notizie? Non si vive, si sopravvive. Il dolore è forte. Sono tre persone buone, sono amanti della famiglia. Sono persone pulite. La mancanza è tanta. Siamo andati alla Farnesina, ma che dobbiamo fare per avere notizie? Non possono lasciarci così».
NAPOLETANI SCOMPARSI IN MESSICO, INTERVIENE L’ONU
Le famiglie dei tre napoletani scomparsi in Messico reclamano giustizia. Sulla vicenda è intervenuta anche l’Organizzazione Mondiale degli Avvocati (Oma), presieduta proprio da un messicano, Mario Flores Gonzales. Chiede verità su Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino. Grande è l’attenzione a livello internazionale. Anche l’Onu infatti ha deciso di trattare il caso, in virtù dell’ex articolo 30 della convenzione internazionale contro le sparizioni forzate, quindi con carattere di urgenza. «Il segretario generale delle Nazioni Unite ha inviato una nota al rappresentante messicano a Ginevra e ha notificato la decisione allo stato del Messico precisando quali sono le prescrizioni da rispettare». Quindi oltre a continuare le ricerche, il Messico è tenuto a inviare atti e informazioni alle famiglie ai legali e al comitato delle sparizioni forzate di Ginevra. E questo entro il prossimo 8 marzo. Finora le indagini hanno portato all’arresto di tre poliziotti, i quali hanno confessato di aver venduto i napoletani per 43 euro a un gruppo criminale facente parte del cartello Nuova Generacion. Ma da allora i responsabili, nonostante diversi identikit circolati, non sono mai stati individuati e arrestati.