«Rifate la perizia psichiatrica, Lucio non era in grado di intendere e di volere». Questa è una delle richieste della difesa del fidanzato di Noemi Durini nel ricorso che porterà il caso in appello. Lo riporta La Vita in Diretta, che ha intervistato la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della famiglia della vittima. «Riteniamo che sia ampiamente dimostrata la premeditazione, in primis perché ha portato con sé un’arma. Il processo su questo è stato molto chiaro. Loro vogliono far saltare questa aggravante perché pesa sul conteggio della pena». Inoltre, ha spiegato che è in corso un’indagine sui genitori di Lucio Marzo, in relazione al possibile aiuto fornito a lui non solo nella fase successiva al delitto: l’ipotesi è che almeno uno dei due possa essere stato coinvolto nella soppressione del cadavere o addirittura in fase di delitto. «Mia figlia non c’è più da un anno e mezzo e stiamo andando avanti con questi avvocati che vogliono ridurre la pena. Mia figlia è stata prelevata da casa alle 5 del mattino e lui me l’ha portata via uccidendola. Quale sconto dobbiamo fare a questo ragazzo? La pena che ha avuto è comunque niente rispetto alla vita di mia figlia. Lucio, vergognati. Sei ancora in tempo per dire la verità». Anche per la consulente è una storia che non è stata ancora chiarita del tutto. (agg. di Silvana Palazzo)



OMICIDIO NOEMI DURINI, LUCIO MARZO RICORRE IN APPELLO

Ricorso di Lucio Marzo contro la condanna a 18 anni e 8 mesi di carcere per l’omicidio di Noemi Durini, la fidanzata uccisa il 3 settembre 2017 nelle campagne di Castrignano del Capo. Dopo aver visionato le motivazioni della sentenza emessa ad ottobre dal gip del Tribunale dei minori Aristodemo Ingusci, l’avvocato Luigi Rella ha depositato il ricorso per chiedere una revisione. L’atto di appello verte su tre punti: la mancanza delle aggravanti della premeditazione e dei futili motivi e il riconoscimento delle attenuanti generiche. Questo perché il fidanzato di Noemi Durini avrebbe agito d’impeto, senza alcun piano, ma spinto da un raptus, non da uno schema prestabilito. Inoltre, l’omicidio sarebbe maturato in un contesto di tensioni tra le famiglie. Da qui la convinzione della difesa che mancherebbero elementi per contestare l’aggravante dei futili motivi. Nell’atto, come riportato dal Corriere Salentino, viene evidenziato il riconoscimento delle attenuanti generiche: Lucio Marzo è incensurato, ha collaborato nelle ricerche del cadavere e ha confessato l’omicidio.



LE AGGRAVANTI

Lucio Marzo è stato condannato ad ottobre, con rito abbreviato, con l’accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Il gup nelle motivazioni della sentenza di primo grado ha scritto riguardo l’aggravante della premeditazione: «Lucio si accorse di quanto stava accadendo intorno a sé e per sua opera. Avrebbe avuto sicuramente il tempo ed il modo per frenare la sua furia omicida e porre in essere comportamenti di operoso ravvedimento, ma non lo fece». Dopo aver confessato l’omicidio di Noemi Durini, il ragazzo ha ritrattato più volte, tirando in ballo un meccanico di Patù, Fausto Nicolì, come autore materiale dell’omicidio, salvo poi fare un’altra retromarcia nel corso dell’udienza preliminare, confessando nuovamente il delitto e chiedendo per la prima volta scusa ai genitori di Noemi. Ma il perdono non è mai arrivato, mentre la vicenda finirà in Appello.

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